martedì 22 novembre 2011

Studiare arti marziali per... difendersi dai bruti

Francamente mi sto sempre più demoralizzando sia nello scrivere questo blog (riscontrando però reazioni che mi fanno sorridere) che nel continuare a leggere e sentire le argomentazioni di chi ancora vive nel fantastico mondo ovattato delle AMT.
Tra le varie questioni a cui tengo particolarmente, vi sono le ragioni per cui uno pratica.
Diciamolo subito, io pratico da sempre per passione, perchè le arti marziali mi piacciono a prescindere dal loro scopo. Per piacere insomma, perchè mi interessano e basta e questo indipendentemente da cosa trattino o se siano AMT o SDC.
Ne consegue tutta la questione sulla loro applicabilità reale o su quanto ci sia di autentico e coerente in come vengono insegnate oggi, ma questo è un altro discorso.

Mi soffermo invece su una tipologia di persone che mi provoca il solito misto tra risate isteriche e mortificazione: quelli che affermano di studiare un certo tipo di arti marziali per imparare a difendersi dalle aggressioni.
Allora, con la solita calma riflettiamo un secondo su di che cosa stiamo parlando.
Innanzitutto come dovremmo definire queste "aggressioni"?
Perchè a sentire loro sembra che vivano in un quartiere in stato di coprifuoco, in cui ogni santo giorno rischi la vita per il solo fatto di recarti al lavoro (in auto).
Sembra che il mondo di oggi sia diventato quello profetizzato da Tetsuo Hara / Bronson e solo se sai sgominare bande di teppisti a mani nude puoi sperare in un futuro migliore.
Sembra che imparare a difendersi a colpi di cunfù sia ormai un' urgenza impellente, fa niente se fino a prima di iscriverti al corso le tue preoccupazioni maggiori erano sapere che film ci fosse la sera in tv, pagare la bolletta in scadenza e dare da mangiare al cane. E vivevi benissimo, tra l' altro.
Che poi queste fantomatiche aggressioni avvengono sempre come si vede nei promo di Krav Maga, vicolo buio (in cui capiti "per caso" passeggiando per la tua sconosciuta città), un tizio si avvicina per chiederti il portafoglio (te lo chiede per piacere eh) e allora tu parti con palmate e ginocchiate ma mi raccomando senza cadere per terra che se no spuntano dalla quarta dimensione frotte di suoi amici per prenderti a calci.

Concentriamoci per un attimo su questo fatto: il marzialista medio vede L' Aggressione da Strada® secondo uno stereotipo passato prima dai telefilm, e in seguito da quanto gli è stato raccontato dai vari maestri ed istruttori di turno.
Cioè le aggressioni vere non le vanno mica a cercare nei referti della Polizia o nella semplice cronaca nera, al massimo si rifanno a racconti di sedicenti commandos dei corpi speciali o di cinesi che si sono difesi nel loro paese grazie alle antiche tecniche (mai grazie ad un bel pò di sano culo eh).
Il marzialista medio vede nell' Aggressione da Strada® quell' avvenimento che in fondo cerca per tutta la vita quale coronamento del suo raggiunto apice marziale, e naturalmente ne esce vittorioso, magari salvando anche la bella di turno.
Possiamo metterla sul comico ma il senso recondito di tutte le conversazioni con le persone che si riempiono la bocca di "difesa personale" è sempre quello: io imparo questo stile perchè mi permetterà di difendermi per strada.

Loro aborrono lo sport e qualsiasi arte marziale che venga portata sul tatami o sul ring perchè si allenano a combattere "senza regole".
La cosa divertente è che "con le regole" prendono perlopiù una secchiata di botte che la metà basta, sempre ammesso che decidano per una volta di mettersi in gioco.
Se si mettono in gioco e gareggiano, finiscono per fare LE SOLITE COSE che ho ben evidenziato nel post sulla Simil-Kick®, e che davvero meriterà un altro intervento perchè sono sbalordito di quanto sia difficile farlo capire.
Se gareggiano e vincono "ecco la dimostrazione che lo stile funziona" (facendo simil-kick o le solite cose naturali).
Se perdono "è colpa delle regole, non potevo usare le cose che studio".
Ma la cosa più esilarante che ho mai sentito dire è che loro si allenano a difendersi da PIU' AGGRESSORI CONTEMPORANEAMENTE.

Ditemi voi, onestamente, quanto può essere infantile una simile affermazione: cioè non sei capace a buttare giù una sola persona in un secondo in un match regolamentato (e oggi con le MMA esistono regolamenti molto più permissivi di un tempo), ma pretendi di saperti destreggiare in un contesto con violenza portata all' estremo, con la possibilità che spuntino armi, in situazioni ambientali e di abbigliamento sicuramente più scomode... contro più avversari?!?!?

Io trovo davvero ridicolo tutto questo, e trovo ridicoli i vaneggiamenti di chi vuole autoconvincersi di essere un supereroe, di chi non ha l' onestà morale di ammettere che sì, ci si può anche difendere da 20 Paperini alla volta ma ne basta uno solo più tosto per far crollare QUALSIASI arte marziale a mani nude.
E che in tutto questo, se proprio vogliamo, punterei tutto sul semplice pugile dilettante piuttosto che sul maestrone di arti fondate su "posizioni", "forme", "angoli", "sensibilità tattile", "one inch punch" e tutte queste buffonate che attirano proprio gli allocchi in cerca delle mosse "per battere i pugili".
La strada... si gonfiano tutti quando si parla di "strada"... come se fosse una specie di arena di gladiatori in cui le arti marziali trovano la loro vera applicabilità, mentre uno scontro con un altro uomo allenato al combattimento non è contemplato per dimostrare nulla, come se in fondo le AMT funzionassero esclusivamente contro i Paperini.

Voglio fare un' osservazione. Mi sembra scontato che la questione non sia riconducibile a cose che funzionano o meno: un pugno è sempre un pugno e non è che se sei iscritto alla palestra di Wushu "non fa male" mentre se pratichi Muay Thai da una settimana sì.
La questione è un' altra, ed è forse alla base della maggior parte di tutti gli equivoci tra "tradizionalisti" e "modernisti" delle discipline di combattimento.
Stiamo analizzando una situazione, quella cosidetta "da strada", che vuol dire tutto e niente; per semplificare diciamo che annovera tutte le situazioni di conflitto violento al di fuori del contesto della palestra e affini (tatami, gabbie e compagnia).
Dicendo così però allarghiamo il campo d' azione alle situazioni e agli "avversari" più disparati: e dal momento che mediamente la gente al mondo non studia combattimento, a quel punto è ragionevole pensare che un maestro di qualchecosa abbia gli strumenti sufficienti a destreggiarsi da una collutazione.

Poi potremmo discutere per ore di che genere di collutazione stiamo parlando.
E potremmo discutere per ore di che "tecniche" abbia usato, come, in che modo.

Ad esempio potremmo osservare che vincere una collutazione contro il nostro Paperino non dimostra poi questo granchè. Certo, noi potremmo essere partiti da uno status tipo nerd mingherlino e dopo anni di arti marziali tra forme e calci nel vuoto aver acquisito quel pò di sicurezza e cognizione per tirare un bel calcione nel sedere al signorotto che ha alzato troppo la voce per un parcheggio: ottimo direi, le arti marziali hanno funzionato.
La cosa cambia non appena ci spostiamo verso situazioni un pò più burrascose in cui qualcuno di veramente incazzato ci vuole sdraiare a suon di pestoni, o in cui becchiamo un tizio in casa nostra intento a derubarci.

sabato 12 novembre 2011

Andiamo a commentare III

Girando a caso per youtube sono incappato in questo video che voglio commentare perchè racchiude buona parte delle "cose che non vanno" tipiche delle AMT.
Ecco il video:


E con il solito spirito critico analizziamolo con attenzione.

Inizio - Riscaldamento molto sommario. Comprensibile dal momento che la sala è un pò piccola, ragion per cui forse non è nemmeno il caso di far fare giri in tondo a quella velocità per chissà quanti minuti. Anche gli esercizi a corpo libero sono davvero minimali, non dico fare preparazione fisica seria ma non dimentichiamo che la maggior parte delle persone va a fare queste cose come alternativa "interessante" all' aerobica.
Se non suda nemmeno un terzo di quanto farebbe ad aerobica resta solo la parte "interessante", che vediamo a partire dal

Minuto 0:17 - Movimenti propedeutici ripetuti a pappagallo. Di solito ci si annoia talmente tanto a fare queste cose che si elabora un modo per far vedere che le si sta facendo senza stancarsi.

Minuto 0:34 - Ecco i ben noti pugni a catena, che notoriamente si fanno solo nel Wing Chun ma NESSUN praticante di Wing Chun sostiene di fare. Facciamoci un sorriso cattivo guardando l' esecuzione della ragazza con la maglietta fuxia ma soprattutto del tipo inquadrato che non ha la maglietta con lo stemma rotondo.
Qui apro una parentesi.
Il fatto che questi individui non abbiano la maglietta "ufficiale" fa pensare che siano novizi, ok.
A me oggi viene un pò di tristezza a vedere come si muovono persone inesperte se gli si dice di "mulinare i pugni in avanti".
Mi immedesimo un pò in loro mentre pensano "ma che cazzo sto facendo? ma a che cazzo servirà mai fare sti pugnetti? boh però loro mi sembrano così bravi e convinti, diventerò anche io un micidiale esperto di difesa personale! dai, frulliamo un pò ste manine in avanti che sto praticando lo stile di Brius Li!".
E mi viene da pensare che in questo modo si può appunto assuefare la gente a credere tutto ciò che vuole, mentre in una palestra di pugilato novizi del genere magari smettono dopo una settimana perchè capiscono da soli di non essere portati per allenamenti di tale intensità nè soprattutto per tirare e prendere cazzotti...

Minuto 0:51 - Le gnocche. E' innegabile che nei corsi standard di difesa personale e in quelli di favolose arti marziali pubblicizzate come "adatte a tutti", "che permettono a chiunque di difendersi", ci sia una percentuale molto alta di persone che non hanno la più pallida idea di cosa significhi il combattimento, lo scontro fisico, l' idea stessa della violenza aggressiva.
E così ecco tutto un pullulare di notevoli pulzelle che fanno la felicità degli istruttori (vedi primi post), degli altri allievi, e possono divertirsi in armonia praticando una "cosa" che poi possono spacciare come allenamento alle situazioni di autodifesa.
E' già difficile che ragazze così minute riescano a sopportare un colpo dato da un uomo aggressivo, ma vedere cosa stanno allenando è decisamente preoccupante.

Minuto 0:55 - Altri esercizi "di sensibilità". Anzi, sarebbe più corretto parlare di applicazioni, visto che uno tira un pugno e l' altro applica le cose peculiari del tanto decantato Wing Chun (la sensibilità tattile ed intercettazione delle braccia).
Peccato che i pugni non siano "i pugni che tira la gente incazzata" ma delle specie di colpi propri del solo Wing Chun, tirati oltretutto a 20 cm dal compagno.
I fanatici di questo stile sostengono che chi fa sport si illude di boxare o tirare high kick per strada come fa sul ring, io dico che qui invece si stanno esercitando contro colpi che NESSUNO usa, abituandosi a distanze sfalsate e senza contatto.
Ah, detto per inciso devo ancora vedere una singola applicazione con questa "sensibilità", tanto poi smanacciano tutti mulinando le mani in avanti ma guai a farglielo notare...

Minuto 1:08 - Un attimo di pausa per ammirare la notevole pulzella in blu :) per poi riflettere su che diavolo stia mai facendo quella in rosa.
Questa è vera illusione, vero plagio. Ma io dico, davvero è così difficile arrivare a capire che quel modo di allenarsi è totalmente sviante?
Il Wing Chun sarà anche uno stile complesso ed evoluto, sinceramente io ci ho trovato vari spunti notevoli, e credo che ogni marzialista dovrebbe prima o poi provarlo.
Però ritengo un errore far allenare dei principianti in certe cose quando ancora non saprebbero colpire con vera forza nemmeno nel modo più... naturale.
C'è da dire che le ragazze sembrano divertite, e questo è un bene. Vanno in palestra per divertirsi, è il clima che traspare dal filmato. E' solo un pò triste pensare che se proseguiranno in quel modo, acquisendo magari qualche grado e qualche riconoscimento, un giorno si ergeranno a difesa del Wing Chun illudendosi di essere capaci di fare male a qualcuno o di "difendersi".

Minuto 1:20 - Controllo delle braccia. Tutto giusto, tutto interessante, tutto fisicamente possibile... al rallentatore. Controllare in quel modo le braccia durante uno scambio non è semplicemente possibile. Non funziona proprio così, l' altro non sta lì ad aspettare immobile e stupito. Perchè perderci così tanto tempo?

Minuto 1:30 - La sudditanza psicologica, il maestrone esaltato. Ne ho parlato nei primi post, eccone un esempio molto chiaro.
L' istruttore che prova un esercizio con un allievo e si permette di accellerare improvvisamente (cosa che all' altro non è permessa), sciorinando una valanga di colpi "micidiali" mentre l' altro... sta fermo e si lascia colpire!
Guardate poi con che faccia seriosa si permette di interpretare questa comune sceneggiata, tipica di chi vuole sentirsi un guerriero letale senza farsi un graffio.
Senza contare poi il solito discorso, applica attacchi che contro chi combatte in modo diverso non andrebbero a segno in modo significativo, finchè non parliamo di Topolino ubriaco.
E così quando poi questa gente si ritrova davvero in situazioni di scontro smanaccia cose, un calcio di qui, un pugno di là, con aggressività e foga esagerati (con buona pace della "sensibilità", degli "angoli" e compagnia bella), in cui tutto il loro allenamento di perfezionismi incide in modo insignificante ma poi sostengono a gran voce di aver usato il Wing Chun.
Una delle frasi più quotate di queste persone suona tipo "... e poi sono uscito di lato: sai, c'è nel Wing Chun!".
Aggiungo che ultimamente poi sembra che qualsiasi arte marziale di quelle "più invincibili di tutte", per qualche ragione si sia appropriata di quelle cose diffuse al gran pubblico solo dopo l' avvento delle MMA, per cui basta raccontare che seguendo i principi del tal stile ecco che ne vengono fuori takedown vari, armbar, ganci, bob & wave, low kick, etc.

Chiudiamo al minuto 1:58 con il bel sorriso della ragazzina che almeno risolleva un pò il morale dopo tutte queste fandonie..

lunedì 7 novembre 2011

Andiamo a commentare II

Mi è stato segnalato questo video e colgo l' occasione per fare qualche semplice osservazione.
Ecco il video, si riferisce ad un confronto su ring tra praticanti di due discipline marziali, tra l' altro entrambe riconducibili ai discorsi di cui tratto nel blog: Vovinam (AMT vietnamita) vs Karate Shotokan (AMT giapponese).

http://www.youtube.com/watch?v=ZmsjaASSqD0

Adesso ci mettiamo qui e, senza nessuna provocazione, proviamo a commentare questo incontro e trarne qualche deduzione.
Premettiamo che a quanto mi sembra è un match svoltosi in Russia o comunque Europa dell' Est, dove notoriamente (questo ci tengo a sottolinearlo) anche chi pratica badminton adora prendersi a cazzotti o farsi il più male possibile.
Lo dico prima che qualcuno torni a tacciarmi di fare noiosi confronti fanciulleschi tra "AMT= cacca" mentre "SDC= cioccolata". Non ci perdo altro tempo, leggetevi i primi post.

Bene, io vorrei che si guardi con molta sincerità ciò che accade nel match. Un match di stile MMA, quindi con guantini minimali e regolamento molto disinvolto, in cui ciascuno può teoricamente sfoggiare il meglio di ciò che ha studiato.
Intanto chiariamo che nessuno ha mai imposto tecniche o guardie o impostazioni di nessun genere in un match qualsiasi di MMA, fin dagli albori del Vale Tudo brasiliano: perciò non veniamo a raccontarci la solita storia che siccome è un match sportivo si debba per forza adeguarsi a quello che fanno tutti gli altri.
Perchè se una guardia "tradizionale" o un modo di colpire o di difendersi o di muoversi mostrasse evidenti vantaggi rispetto a quanto fanno tutti i pugili (dico pugili per semplificare) correrebbero tutti ad usarli.
Ricordiamolo, oggi esistono professionisti che guadagnano tanti soldini per i match e ci rimettono pure la salute: non c'è ragione di pensare che non dedicherebbero tempo a studiare metodi più vincenti.

Torniamo però al match e vediamo che appunto l' impostazione dei due atleti diventa quella tipica degli SDC.
Pronti via, un low kick e un paio di tentativi di calcio girato che però vanno un pò a vuoto senza essere troppo incisivi.
Questo calcio è senza ombra di dubbio potenzialmente micidiale, ci si può fare i KO.
Però già qui mi fermerei a riflettere sul perchè nelle dimostrazioni e negli esercizi di "difesa personale" di ogni AMT si presume sempre che siano i colpi risolutivi, quelli che dopo essersi liberati da questo o da quello li si esegue e l' altro finisce a terra.
Mi pare evidente anche ad un inetto quanto invece sia complicato mandarli a segno, il che non vuol dire che non servano a nulla ma che statisticamente non sono colpi nè definitivi nè facili da portare e padroneggiare.
Hai voglia ad allenarli "fino a quando saranno perfetti". Non funziona così, punto.

Proseguiamo l' incontro ed ecco un paio di sganassoni e una fase di "clinch", chiamiamolo così và.
Ovvero una situazione di quelle che si studiano proprio nei programmi tecnici, il classico "se uno ti prende così tu fai cosà".
La sto semplificando ma vorrei proprio porre l' accento su questo tipo di studio perchè è caratteristico di quasi tutte le AMT ma anche quando ci sarebbe la possibilità di vedere all' opera queste soluzioni "definitive" finisce sempre che si fa tutt' altro.
E ogni volta la scusa è quella: "sei tu che non capisci, quello da programma è solo lo studio tecnico ma in realtà si deve assimilare il principio".
Sulla carta è tutto corretto, nella pratica però no: c'è una ragione precisa se in arti marziali rispettate e più che dimostrate quali, ad esempio, Judo e Muay Thai nessuno parla di tecniche definitive.
Sono proprio quelle arti marziali che invece si dichiarano micidiali, adatte alla difesa personale o ad abbattere chiunque con la sola tecnica che invece non si vedono mai dimostrabili veramente nei loro insegnamenti.

L' incontro prosegue e i due contendenti finiscono a terra.
Faccio notare di nuovo come, a sentire i sostenitori di questo tipo di pratiche, loro non si allenano a finire a terra perchè tutto il loro stile verte sulla conclusione dello scontro quando si è ancora in piedi.
Ahimè a terra ci si finisce, non si sceglie di andarci, a maggior ragione meno regole vengono ammesse allo scontro (altra scusa di chi dice che nello sport vince solo chi si specializza e ci sono troppe limitazioni).
Ma anche in questo caso sono certo che questi stili annoverano soluzioni definitive o molto più strategiche del "cominciare a mulinare una gragnuola di sganassoni".
Eppure anche qui, dopo tanto di presentazione con gli highlight di esibizioni spettacolari e match di punto-stop (che dovrebbero rappresentare la precisione e controllo di colpi altrimenti... mortali), l' incontro si è svolto pari pari come nella tradizione: delle MMA però.

Ora, io torno a dire che non si sta dicendo che quelle cose valgano zero assoluto, o siano "del tutto inefficaci" (anche questa è una bugia, giusto per spezzare una lancia a favore delle AMT), o sia solo una perdita di tempo dedicarvi la propria passione marziale.
Si sta dicendo che semplicemente certi modi di allenare, certe tecniche e certi assunti non sono per nulla migliori quando non proprio falsati del tutto.
Eppure i marzialisti sostengono con forza il loro metodo quale massima espressione delle capacità umane, che permettono un "uso migliore del corpo" o contemplano colpi, strategie e movimenti di livello superiore rispetto agli sganassoni e qualsiasi altra tecnica da sport.

Naturalmente non voglio usare questo video per sostenere il mio punto di vista (anche se ce ne sono a bizzeffe), solo non mi capacito di come qualcuno riesca ancora a dire che quelle sono le stesse cose che studia nei programmi, nelle forme o negli esercizi preordinati.
Non basta vestire una divisa, studiare un certo tipo di cose (per poi farne altre) e dire che quella è la tua arte marziale.
Se studi un pugno fatto in un modo, decantandone la precisione, la potenza presa dalla Terra, il movimento annesso dell' altro braccio (non so) per difenderti nello stesso momento... e poi vinci perchè spari cannonate a destra e sinistra, scusate tanto ma non è coerente e non dimostra affatto la validità dell' AMT: anzi, per come la vedo io la svilisce, è quasi un ammissione di falsità.
Se ti dichiari un Vero praticante di AMT, ne sostieni tutte le teorie e principi e poi per andare a combattere si scopre che hai dovuto "integrare" (dicono così, vabbè..) con grappling, kick boxing o pugilato, viene solo da chiedersi perchè.

Ma soprattutto:
Se prendo una persona a caso a cui delle arti marziali non gliene frega nulla;
Le faccio vedere una pratica di questo tipo:
http://www.youtube.com/watch?v=j062cQmnRzo

e poi una di questo tipo:
http://www.youtube.com/watch?v=Oq2YFy55a3w

e poi le faccio vedere il match di prima saltando tutta la fase di intro: secondo voi così a naso cosa mi dirà che stanno praticando i due atleti?

Inutile girarci attorno, i convinti praticanti di AMT sosterranno sempre che bisogna leggere tra le righe, che bisogna avere la pazienza di capire, che anche nel loro stile da sempre esistono double leg, ground and pound, jab, diretto e low kick, etc. etc.
Ma qui non si sta parlando di cosa è meglio o peggio, si sta solo dicendo che prima di sostenere certe superiorità e perfezioni tecniche si dovrebbe anche dimostrarle una volta tanto...
Facile fare dieci anni di forme degli animali, stendere qualcuno a ganci da dentro la guardia e poi raccontare "ehi, hai visto che quello che faccio funziona?".

sabato 5 novembre 2011

Questione di opportunità

Gli ultimi commenti e vicende personali mi portano a dover puntualizzare alcune cose riguardanti il blog.
Le persone vogliono iniziare a praticare arti marziali per le ragioni più disparate, questo l' ho ripetuto mille volte.
Tutte le ragioni sono buone, ma la totale ignoranza a riguardo porta queste persone a spendere soldi e tempo in cose che spesso non sono ciò che cercavano.
Perchè gli istruttori con cui finiscono a praticare normalmente non gli danno l' opportunità di scegliere.

La mia indignazione deriva da questo: i miei cosidetti maestri erano talmente ignoranti e gonfi di ego riguardo alle arti marziali da non avermi mai messo in condizione di valutare.
Ho già parlato anche di come iniziare a praticare una AMT sia un pericoloso terno al lotto, in quanto l' ignoranza di chi si affida al maestro unita alla sua, genera immediatamente un circolo vizioso in cui tutti si convincono che quanto studiano sia buono, in cui mettere in discussione le cose non è concesso.
Tutto questo in nome di presunte tradizioni e autenticità che non vengono mai spiegate ed analizzate per davvero, e si rivelano perlopiù arrangiamenti e reinterpretazioni ridicole.
Sto quindi parlando di ignoranza, e di semplice informazione che nel mio piccolo mi prendo il diritto di diffondere (ma vedo che sempre più persone lo fanno).

La mia personale rivoluzione l' ho iniziata quando ho deciso, contro il volere dei maestroni, a confrontarmi con altre realtà con la semplice e sana volontà di capire.
Poi ho iniziato ad informarmi seriamente, facendo vere e proprie ricerche fino a scoprire che tutte le cose che mi erano state raccontate (oppure no) riguardo a ciò che praticavo, come, con chi e con che obiettivi erano vere e proprie bugie, o versioni molto adattate allo scopo.
Questo ha generato più di tutto la mia delusione.
Esattamente come Fantozzi quando disse che "allora mi hanno sempre preso per il culo!".

Sono stufo (ma rassegnato) di sentire le solite scuse di chi invece sostiene a spada tratta le AMT: che sono capitato io nella scuola dei cazzari, che da loro non si fa così, che i veri maestri spaccano davvero i crani con manate o che la tal tecnica x io non l' ho capita e quindi alla fine il mio è solo uno sfogo comprensibile ma per nulla rappresentativo.
Oltretutto lo dico per l' ultima volta, sono abbastanza adulto da non avere interesse a difendere  sostenere gli sport da combattimento o qualsivoglia disciplina "macho", da veri duri, con vero sudore e sangue e compagnia bella, perchè sinceramente non me ne frega un cazzo in questi termini.
Nella vita grazie a dio ho anche altre passioni oltre alle arti marziali, e sono consapevole che "saper fare a botte in modo efficace" oltre a non servirmi, probabilmente, a nulla, non fa di me una persona migliore nella società, nè con le ragazze, nè con gli amici, nè sul lavoro, in nient' altro che il piccolo mondo di questa mia passione. In quanto passione mi piace e basta e me ne interesso.
Solo che a leggere la quantità di inesattezze e tesi insostenibili che vengono divulgate da persone sia in buona che in malafede, sento il bisogno di rendere partecipi altri di questa mia esperienza.

Poco tempo fa delle amiche mi chiesero consigli su cosa far praticare ai loro figli di 6-7 anni.
Beh, nei gloriosi tempi della mia pratica di AMT non avrei avuto dubbi: mandateli tutti al nostro corso bambini! La nostra è un' arte di vita, si apprendono i veri valori dell' onestà e della giustizia (sapete, è una vera arte saggia Orientale oh!), possono anche imparare a difendersi e imparare le vere ed autentiche Forme Tradizionali tramandate dai saggi orientali, che un giorno doneranno loro abilità fuori dal comune!
E poi l' istruttrice è bravissima perchè sa tutte le forme ed è stata in Oriente per davvero, si si non sono di parte ma vi consiglio proprio il nostro corso!

Oggi, dopo aver letto ed essermi informato e sì, anche essermi fatto una pesante dose di comune buonsenso, so che quello che viene insegnato ai bambini di quell' età può essere dannoso per la loro crescita, che ci vogliono competenze che (spiacente!) non vengono impartite nel 90% dei sopravvalutati "corsi istruttori" di qualsiasi favolosa arte orientale, tranne forse in quelle olimpiche come il Judo.
Perchè? Perchè proprio per questa ufficialità sportiva uno non si può improvvisare da oggi a domani come istruttore di Judo, e quantomeno anni ed anni di esperienza hanno creato una base di competenza scientifica dell' allenamento che è eoni superiore a quella degli improvvisati maestroni di arti "antiche" cinesi.
Se ripenso con le conoscenze di oggi a cosa vedevo fare ai bambini del nostro corso mi si accappona la pelle, e io non sono un esperto.

Oppure tempo fa altre amiche mi chiedevano consigli per la difesa personale, è un classico.
"Tu che fai arti marziali, ci insegneresti qualche tecnica facile per difenderci?".
Certo! Io sono cintura nera di AMT e quindi sono anche un esperto di difesa personale, la nostra arte è nata proprio per consentire di sconfiggere persone con una prestanza fisica maggiore!
Vedete la difesa personale è quando uno ti prende il polso, allora tu fai così e così et voilà! Cioè hai visto come è facile?
Oppure quando uno ti tira un pugno, no aspetta tiralo piano, no aspetta il pugno si tira così, allora tu pari così, tiri un colpo così e lui cade morto!
Guarda adesso stai ferma che ti faccio sentire questo punto di pressione, sai se tentano di stuprarvi tu schiaccia forte qui e metti KO chiunque, anche se è un Gargantua di 200kg di anabolizzanti perchè questi punti vitali non li puoi mica difendere facendoti i muscoli! No aspetta devi premere qui, stai ferma, oh hai visto che maledetto male che fa?

Oggi semplicemente mi diletto a distruggere ogni imprescindibile e roboante cazzata che si racconta sulla difesa personale, e quando mi chiedono le "mosse" mi prodigo a dare i consigli della nonna e lasciar perdere ogni qualsiasi fantasticheria su colpi segreti o palmate vincenti, magari chiedendo di provare a colpirmi con tutta la loro forza, provare a scappare senza essere raggiunte o vedere come reagiscono ad uno spintone, uno schiaffo o una qualsiasi presa a cazzo.
Oppure le invito a commentare le notizie di cronaca nera, o le vicende personali e chiedersi se con pugni, calci e palmate secondo loro i poveracci che muoiono ogni santo giorno se la sarebbero cavata.

La cosa più bella è che poi tutte queste persone mi ringraziano per queste mie osservazioni, perchè sono solo obiettive e oneste. Non ho nessun interesse a convincerle di nulla, oggi posso solo riportare le mie esperienze e, ed è questa la cosa più bella e "cattiva" di tutta la faccenda, gliele posso dimostrare coi fatti.
Non devo più difendere l' onore di nessun maestro cinesoide, non devo difendere nessuna "arte marziale", o perdere tempo a spiegare il perchè e il percome la tecnica della scimmia albina non posso fartela vedere perchè se no poi devo ucciderti.
Non devo più prenderla larga, come vedo fare da tanti sedicenti tradizionalisti, raccontando che una cosa non è quello che sembra, che la tecnica vera non è mai pervenuta, che mi alleno così ma poi "è ovvio che devi fare cosà, non ci eri arrivato?", che c'è un tale che nel 1832 ha sterminato centro briganti con il mio stile e quindi anche io ne sono capace, che lo sport è solo cacca mentre io perseguo ideali nobili, che ho il fisico del mago Otelma ma c'ho dentro un energia che spacca, che "sì quella cosa figa che ora tutti sostengono noi la facevamo già mille anni fa ma nessuno ci cagava uffi", che io a Buakaw se solo potessi combattere come dico io gli spacco il culo....

La conoscenza è ciò che rende le persone libere di scegliere e valutare consapevolmente, e l' informazione è il suo mezzo. Poi uno può credere ciò che più gli aggrada, ma a quel punto avrà scelto.

martedì 25 ottobre 2011

Complessità contro semplicità

Stavo visionando l' ennesimo video sul tubo, tra l' altro di un sedicente maestro di wing chun di quelli convinti che il loro sia il vero stile, mentre il 99% delle persone fa una cosa completamente diversa e soprattutto inutile.
Vorrei fare una riflessione per sottolineare ancora una volta perchè questa "ostinazione" nel sostenere la validità degli sport da combattimento rispetto alle AMT (che poi non è nemmeno esatto, si tratta alla fine solo di "una cerchia ristretta di tecniche di combattimento e allenamento") sia così fondata.

Se assistiamo ed ascoltiamo attentamente la spiegazione di una tecnica di AMT, o di certe arti marziali in genere, è molto evidente quanta attenzione ci sia per i dettagli.
Il maestro di turno spiega quello che sta facendo con mille osservazioni ed esegue i suoi movimenti con grande precisione, chiamando in causa tutte le questioni fisiche, biomeccaniche e strategiche del caso.
Francamente spesso tutto torna, tutto è vero e giusto, poco da dire.
Con un però determinante: tutto funziona finchè provato al rallentatore e in modo collaborativo.
La classica parata da pugno diretto del Karate è un esempio banale: il movimento circolare del nostro braccio permette di intercettare il colpo diretto al nostro busto e lo devia verso l' esterno.
Effettivamente è così, i princìpi fisici vengono tutti rispettati.
Se non fosse che applicare un simile movimento contro un diretto tirato a piena velocità e potenza inizia a diventare davvero arduo; se infine diamo la possibilità al nostro compagno di tirare liberamente con finte e combinazioni appare del tutto evidente come una simile difesa debba essere assolutamente contestualizzata e non abbia nessuna applicabilità ragionevolmente significativa.
Vedevo questo pagliaccio che spiegava al suo allievo come parare un calcio basso con... la pianta del piede!
In pratica sollevando il ginocchio davanti a sè e piegando verso l' esterno il piede sosteneva di poter intercettare con precisione il collo del piede con la sua suola per poi contrattaccare con qualche miliardo di pugni o strani colpi.
Ricordo come questa parata molto scenografica sia stata usata da Bruce Lee in uno dei suoi film, una specie di chicca alla Ronaldinho tanto per sottolineare la padronanza tecnica... eh già fa molto figo tutto ciò!
Il problema, e lo dico senza nessuna sbruffoneria, è che tutte questi perfezionismi non funzionano in un combattimento vero contro un avversario vero.

Questo dannato e decantato "combattimento vero"...
Credo che gran parte dei malintesi dipenda proprio da cosa ciascuno intenda per esso: chi pratica AMT si indigna perchè sembra che i detrattori parlino solo di match sportivi o risse in discoteca tra puzzoni ubriachi e ragazzetti testosteronici, ma penso che ci voglia davvero poco a rendersi conto di come funzionano le cose nella famigerata "strada", che poi è proprio il contesto in cui dicono di specializzarsi.

Ma torniamo al discorso di prima.
Più ascolto il video e più mi diventa inconcepibile come si possa farsi abbindolare da tante baggianate e sofismi vari su quello che si sta studiando, che dovrebbe essere uno scontro violento.
Naturalmente lo capisco bene, ci ho perso un sacco di anni pure io: e proprio perchè è un' esperienza diretta mi rendo conto di come tutto nelle AMT funzioni, finchè i propri termini di paragone restano confinati nei limiti del programma tecnico, dello sparring leggero e dei confronti chiusi tra praticanti di livello medio-basso.
Chi si perde in tutti questi perfezionismi porta il suo interlocutore sulla propria lunghezza d' onda, e gli preclude la possibilità di agire liberamente (dopotutto si sta solo ragionando su una tecnica no?).
Ma questo è un grave errore che tutte le persone dotate di buonsenso ed intelligenza dovrebbero abituarsi a notare.
Non si tratta di mettere in discussione una parata, diciamo quella citata prima, semplicemente chiedendo di "provare forte": questo non ha senso, il maestro saprebbe comunque che colpo sta per ricevere.
Ha molto più senso vedere quanto quella parata è fattibile in uno sparring libero, in cui magari tra spostamenti, accellerazioni varie e finte, tra un calcio e una presa arriva anche un diretto al busto.
A piena velocità e potenza.
Ed ecco allora che tutti i miti cadono, e con tutta la buona volontà mi pare davvero ridicolo perdersi di nuovo in sofismi su come, quando e perchè questa volta quella parata non poteva essere eseguita.
E' inverosimile il tempo che i marzialisti tradizionali sono capaci di perdere ragionando su una fottuta parata!


Cosa rende invece altre pratiche più "efficaci"?
Anche questa parola è abusata e molto spesso fonte di malintesi.
In questo caso intendo dire che una cosa è più efficace semplicemente perchè ottiene statisticamente il suo obiettivo in molti più casi, in situazioni molto più libere ed improvvisate, con molte più persone di diverso livello.
Cristo mi sembra di aver scoperto l' acqua calda..
Quello che rende alcune pratiche più efficaci è il fatto che sono semplici, dirette e del tutto dimostrate nel contesto a cui sono rivolte (lo scontro libero ed aggressivo, full contact, tra due umani intenzionati a sopraffarsi l' un l' altro; regolamenti e sport vengono dopo e non inficiano necessariamente sul principio di efficacia).
Torno a sottolineare come senza essersi mai trovati in una situazione di scontro aggressivo, che sia un "semplice" match sportivo o una vera situazione di autodifesa, non si può capire certe dinamiche.
NON LE SI PUO' CAPIRE.

E così quando vedo il maestro del video che sostiene di fermare un middle kick con quella cosa non posso che sorridere ed arrendermi al fatto che la gente non sa di cosa parla.
Io a veder tirare certa gente i middle kick al sacco, mi viene male solo a pensare che li tireranno a qualcuno sul serio.
A veder parare con le mani i calci mi viene male a pensare a che fine faranno le dita o le ossa dei polsi.
A sentir parlare di "ginocchiatone" o "fum! fum! pam!" o colpi che "rompono la gamba" al volo mi viene solo da ridere e pensare che in fondo la sindrome di Peter Pan è una cosa diffusa tra i marzialisti.

mercoledì 19 ottobre 2011

Pessimismo e fastidio

Anche oggi un senso di profonda delusione mi attanaglia nel leggere deliri vari sui forum.
Oggi parliamo di un argomento che mi lascia davvero basìto per quanto sia stato portato avanti con vera convinzione; Questa cosa mi rende ancora più felice di essere uscito da tali ambienti e convinzioni che i marzialisti si ostinano a difendere a spada tratta, senza mai arrivare all' essenza pura e semplice del discorso, perchè la fisica, la natura e tutto ciò che accade è maledettamente più semplice e ovvio di quanto si voglia far credere.

Parlavano delle posizioni che tutti i marzialisti tradizionali si trovano a studiare per anni, proprio quelle posizioni così difficili ed innaturali, spesso associate a metafore sugli animali o sui draghi o sugli alpaca andini...
Quelle posizioni tanto perfette che se non hai il piede a 34° e 2' sud-ovest e la schiena allineata con lo zenit di Proxima Centauri non stai mica facendo quella giusta tramandata dagli antichi e quindi non ti stai allenando "come si deve".
Quelle posizioni che TUTTI, ma proprio TUTTI fanno dalla loro prima lezione di AMT, e vengono ripresi quando non le fanno abbastanza basse, o abbastanza aperte, o abbastanza STICAZZI, però poi leggi che no non è vero, sono solo delle posizioni di allenamento per "rinforzare il corpo" o per "capire i principi che stanno dietro".
Beh, detto per inciso a me sembrano tutte delle grandi scuse per giustificarsi, e lo capisco bene dal momento che chi le sostiene si è dovuto rompere le palle per anni a perfezionarle.

Poi questi grandi esperti li vedi dal vivo.
Li vedi esibirsi nelle loro forme artistiche e dici davvero "oooooh!" come i Puffi perchè diavolo sono veramente atletici e affascinanti da vedere!
Hanno allenato duramente queste posizioni e ora riescono ad esprimersi in queste figure complesse ed evocative.
Poi li vedi "combattere" e.... Toh! Dove sono finite tutte quelle posizioni che fino a due secondi prima rappresentavano l' impronta tipica dello stile, quello vero e autentico millenario?
Com'è che per "schivare un calcio" non si abbassano più nella "posizione del serpente" tutti lunghi lunghi con le natiche che toccano terra? Sbaglio o questa cosa l' avevano studiata nelle "applicazioni pratiche"?
O perchè non assumono una "posizione difensiva a tartaruga" tutti accartocciati perchè così si sa, la tartaruga si difende nel suo guscio e quindi anche un uomo facendosi a palla per terra non subisce più colpi decisivi?
Perchè studiano per una vita a tirare pugni allungando al limite la posizione con la bella manina al fianco, o calci che, sai, colpiscono esattamente il meridiano passante per l' ascella e provocano la morte in 34 secondi ma poi li vedi smanacciare e scalciare come scimmiette isteriche?

Macchè, eccoli esibirsi nella ormai consueta Simil Kick, tutti belli in piedi, tutti belli coperti, muovendosi alla cazzo non appena l' avversario li incalza con dieci pestoni di fila, ai quali col cavolo che reagiscono con parate formidabili o blocchi di pugni al volo...
Eccoli tirare i loro colpi che magicamente non hanno più niente a che vedere con quei bei movimenti stilizzati però guai a farglielo notare, che è solo colpa tua se non hai capito il senso che stava dietro a quella cosa.
Sì perchè tanto alla fine la scusa è sempre e solo quella: TU non hai capito, TU sei finito nella palestra dei cazzari, TU non ti sei allenato con il cinese quello vero, TU hai visto il 99% di quello che c'è in giro e che guarda caso è tutta merda mentre loro hanno sempre combattuto nel Mortal Kombat con quelle tecniche e non si capacitano di come non sia evidente il loro stile cinesissimo!

Li senti parlare di Sanda allenato parallelamente al Wushu... dico il Wushu! La più artificiale delle messe in scena, pura ginnastica da opera di pechino... e si ostinano davvero a vedere nel combattimento di Sanda le STESSE identiche cose..
Come dire che siccome so usare il joypad del Playstation allora so guidare allo stesso modo una Formula 1.
Mi fa sorridere quanto si sforzino di difendere l' indifendibile, sostenendo argomentazioni che non rispettano gli assunti basilari dell' apprendimento e della logica... ma soprattutto del comune buonsenso.

Leggo queste discussioni per sollazzo ma non posso far a meno di restare indignato davanti a tanta mancanza di onestà e umiltà, quella decantata da queste pratiche orientaleggianti.
Piace a tutti parlare di combattimenti memorabili con esperti picchiatori, ma sarebbe divertente vedere questi personaggi dal vivo in "scontri liberi" contro pugili o lottatori.
La verità è che questa gente si caga sotto alla sola idea di fare i guanti con un pugile, ma anche se capitasse troverebbe mille scuse sul perchè e il percome le mirabolanti tecniche cinesi non hanno efficacia contro uno stupido sportivo suonato e macho: una volta sono i guantoni, una volta sono le regole, una volta è il fatto che combattono solo per la vita, una volta è la condizione fisica non al meglio...
Raccontano di aver battuto gente della Thai o persino delle MMA con facilità... naturalmente negli sparring, sia mai che si parli di match full contact, roba che non hanno nemmeno idea di dove stia di casa.
Scommetto che la sola adrenalina pre-match farebbe desistere molti di questi sedicenti espertoni. Scommetto tutto quello che volete che al primo destro preso in pieno tutta la cultura cinese sugli animaletti del bosco, lo stile del paguro ubriaco e le cinque dita che se ti colpiscono muori, tutti i loro anni spesi a perfezionare la forma autentica della pergamena segreta, tutte le loro elucubrazioni su angolazioni perfette, sensibilità tattile, yin, yang e cazzi e mazzi andrebbero all' istante a farsi benedire.
Parlano di combattimento ma ragazzi, il combattimento è solo ed esclusivamente quello full contact, il resto è sparring, ma è del tutto impossibile farlo capire a chi non è disposta a rimettersi in gioco.
E sapete qual' è la cosa più triste? Che magari qualcuno di loro li ha fatti per davvero dei match, full contact pure. E come tutti avranno usato le solite tecniche e strategie degli SDC, ma sono sempre capaci di rigirare la questione sostenendo che no, erano tutte cose proprie dello stile cinesoide!

Leggevo anche di un tizio dall' arroganza fuori dal comune che sostiene di essersi confrontato da sempre con atleti degli sport da combattimento più disparati e averli praticamente umiliati grazie al suo stile.
Beh, tutte parole al vento, le mie, le loro, di tutti: il bello di questo mondo è che ci si può ricamare un bel vestito fatto di ego senza mai darne dimostrazione,  prendendo le scuse più disparate.
I fatti che contano sono quelli dimostrabili, non le storie che ognuno si racconta.
Sapete una cosa? Io sono stato campione Nazionale del mio stile, in tutte le specialità. Ho anche combattuto più volte, arrivando terzo ad una competizione con i più bravi praticanti italiani.
Mi è capitato di difendermi per strada usando una sola mano (dico: una sola mano contro un colosso).
Ah, ho anche viaggiato all' estero incontrando i più alti esponenti dello stile, salutandoli per nome.

Potrei pubblicare un bel curriculum con tutte queste cose, o raccontarlo in giro e pensate, sarebbe tutto vero!

Poi ci metto un pò di umiltà, un pò di onestà e tanto buonsenso.
Ho vinto i nazionali in una gara di 4 gatti, in cui il livello medio era a dir poco infimo.
Sono arrivato terzo in quanto ripescato per mancanza degli atleti, dopo aver perso tutti i miei incontri di light contact.
Mi sono difeso allontanando il tizio che cercava rissa e andandomene via.
Ho partecipato a stage esteri con mille altre persone che salutavano tutte il simpatico maestro poco avvezzo alle formalità.
Bene, ora quale versione mi rende più micidiale e rispettabile?

martedì 18 ottobre 2011

Fate l' amore facendo la guerra!

Ora che ne sono uscito continuo ad interrogarmi su questo aspetto delle AMT che per anni ha rappresentato una sorta di credo ma che in verità non mi è mai stato ben chiaro:

Perchè nelle AMT si sostiene il valore della pace e dell' unità tra le persone e.. fondamentalmente si studia come ammazzarle nei peggio modi o come difendersi da criminali assassini?

Capiamoci, se il luogo comune vuole che chi pratica AMT sia "saggio" e "avulso alla violenza" una qualche motivazione deve esserci, una qualche idea generalizzata che ha superato i confini delle palestre.
Ma in effetti viene da chiedersi perchè uno dovrebbe essere particolarmente sensibile a questi problemi sociali in quanto praticante di... arti di combattimento che oltretutto, a detta dei praticanti più quotati, si distinguono dagli SDC proprio perchè sviluppate per uccidere in battaglia e affrontare aggressioni mortali.
Non trovate più civile e sensato un confronto sportivo?
Non è forse lo sport ad essere considerato uno dei maggiori veicoli di buoni valori morali e sociali?
Non c'è forse più rispetto tra due atleti che si sfidano per poi abbracciarsi a fine incontro, piuttosto che in maestri caposcuola che non fanno altro che sputarsi addosso veleno e in passato si affrontavano in duelli mortali per prevalere gli uni sugli altri?

L' umanità è davvero curiosa e i fenomeni sociali altrettanto: quando si parla di un popolo che ha combattuto unito (grazie alle AMT!) per difendersi dagli invasori allora piace sottolineare quanto sia stato unito e valoroso.
Se però iniziamo ad addentrarci nei dettagli, si scopre subito che nel popolo stesso ci sono faide interne e odio atavico. E più scendiamo nella scala dei numeri e più ci accorgiamo che anche nelle stesse famiglie la gente si odia e si ammazza.
Non mi sembra niente di anormale, per fare un parallelo azzardato ma molto chiaro è come parlare di Italia unita quando tutti guardano la nazionale di calcio ai mondiali, ma poi ognuno tifa per la sua squadra del cuore, poi per quella della città in cui abita, poi per quella del paese, infine per sè stesso e basta, odiando e schernendo tutti gli altri.

Per anni anche io ho dovuto sorbirmi questo lavaggio del cervello fatto di presunti buoni valori imposti da regolamento, salvo rendermi conto soprattutto alla fine della mia esperienza di quanto poco siano messi in pratica.
Eppure ai marzialisti piace un sacco tirare fuori questa palla ogni volta che torna loro comodo.
Mi sento un pò tonto perchè ero arrivato al punto di crederci davvero e cercare di diffondere io stesso questa idea, e così quando la signora dal panettiere affermava con piacere di come "nelle arti marziali non si insegna ad essere violenti, le fa anche mio nipote!" io annuivo languido come un orsetto del cuore.
Poi andavo in palestra a farmi raccontare come spaccare dita, gambe, braccia, strappare occhi, spezzare le carotidi, colpire per uccidere in caso di difesa, fracassare crani a manate, schienare ragazzine per il piacere di deriderle o far esplodere organi interni con colpi tirati come si deve...

martedì 11 ottobre 2011

Ieri e oggi

Una delle cose che si notano per prime nei praticanti di AMT quando provano a fare sport da combattimento, è la profonda differenza di impostazione che hanno nel tenere la guardia e nell' eseguire i colpi.
Io per primo mi sono ritrovato spiazzato la prima volta che mi sono allenato in modo "sportivo", ma non tanto per la differente impostazione quanto per la ragionevolezza della cosa.
Chi pratica con convinzione arti tradizionali di solito sottolinea il contesto diverso a cui si rivolgono i mortali stili orientali, fatto di difesa per la vita nei peggiori bar di Caracas (o Beijing vabbè), scontri uno contro dieci o posizioni che canalizzano le energie vitali al meglio (?!?).
E' molto facile credere a queste presunte verità dal momento che nessuno si premura di testarle realmente, senza contare il fascino esercitato dall' alone di superiorità in scontri mortali che permea queste spiegazioni.
E poi dicono che sono gli sportivi a voler fare sempre i macho e i superiori...

Comunque dicevamo, io rimasi piuttosto colpito da come l' impostazione della semplice guardia avesse ragioni dimostrate e dimostrabili rispetto a quelle tradizionali.
Non parlo della classica posizione gamba avanti piegata - gamba dietro tesa che ha talmente poco senso in combattimento da non meritare nemmeno un' analisi: mi riferisco alla semplicità d' intenti nel mantenere una posizione che consenta di attaccare e difendersi nella maniera più semplice, rapida e sensata possibile.
Tutto mi veniva spiegato in due parole, e dimostrato seduta stante. Ok ai vari regolamenti specifici in gioco (la guardia della lotta è diversa da quella di solo striking), ma per me era sorprendente scoprire con tanta banalità cose che prima credevo di sapere già.
Nelle AMT si "stava in guardia", magari assumendo strane posizioni con le mani (che facevano una bella scena!) senza che nessuno spiegasse veramente il perchè in maniera convincente. Si stava così, punto.
La massima espressione di competenza data era "tieni su la guardia" nel libero, fermo restando le domande che uno continua a farsi sul perchè quando studio l' arte mortale faccio in un modo e quando poi provo qualcosa di libero devo fare altro. Ma siamo al solito discorso...

Mi capita ancora di incontrare amici marzialisti che non hanno davvero la più pallida idea di come "proteggersi dai colpi", o come "colpire in modo incisivo e potente", o come "spostarsi agilmente senza scoprirsi troppo".
Sì perchè non sto parlando di fare per forza quello che faccio io, parlo solo di dare un senso logico a quello che già fanno, tornando a bomba sulla realtà di fatto che se combatti in modo libero presto o tardi ti ritrovi a fare un certo tipo di cose, altro che posizione del cavaliere e colpi mano al fianco.
E' abbastanza chiara la loro sorpresa quando notano che gli si entra con estrema facilità, che il loro saltellare in giro non porta a nulla o che i colpi tirati a piena potenza non sanno proprio cosa siano.
Non parliamo poi della questione lotta, nonostante pratichino stili che affermano di trattarla o di... non porsi il problema perchè tanto risolvono tutto prima!
Si scoprono totalmente privi di opzioni non appena ci si finisce, e quelle che ritengono di avere e di aver allenato non sanno svilupparle al di fuori dell' esercizietto preparato.

Sono sempre più convinto che le AMT siano bellissime e piacevoli attività culturali ed artistiche ma che sia davvero troppa la carenza fisica e tecnica che le distanzia oggi dagli sport da combattimento.
E' interessante notare come proprio gli sport da combattimento derivino dalle arti marziali tradizionali, ma di quale sia la tendenza delle persone che scelgono di dedicarsi all' una o all' altra cosa.
In una palestra in cui si fa pugilato, muay thai o brasilian jiu jitsu non si presentano mai signore attempate, ragazzine fashion o impiegati grassocci con il desiderio di "imparare a difendersi".
Anche poste davanti ad una chiara scelta, questo genere di persone rifugge proprio l' idea di faticare pesantemente sudando e tirando al massimo i propri limiti, non ha intenzione di combattere con qualcuno nemmeno in modo leggero ma è in cerca delle famose "mosse" che senza fatica permettono di mandare a nanna Bruto (senza spinaci).
Al contrario chi oggi sceglie di praticare sport di combattimento, o abbandona i corsi di AMT per la troppa leggerezza degli allenamenti e distanza dalla realtà, è gente che vuole imparare ad applicarle le cose, e se anche fosse solo per fare ginnastica è in cerca di qualcosa che faccia faticare davvero, porti a risultati tangibili nel giro di qualche mese.

Se un tempo chi praticava arti marziali erano i "guerrieri" o quelli che volevano "imparare a combattere a costo di grandi sacrifici", e chi voleva solo fare ginnastica andava a fare "sport"... beh oggi pare proprio che la situazione si sia invertita.

martedì 4 ottobre 2011

I film di arti mortali

Stavo riflettendo sull' immagine che viene data delle arti marziali nei vari film.
Non nascondo di essere anche io un appassionato di questi film, anzi meglio dire che... lo ero. Infatti se fino a qualche anno fa adoravo il genere e i combattimenti coreografati, ora non posso fare a meno di restare un pò indignato dalla quantità di castronerie che vengono diffuse da queste pellicole.

Attenzione, non voglio affatto sminuire il loro valore di intrattenimento, solo far presente che i film contribuiscono in modo decisivo alle aspettative di un neofita.
Chi non sa nulla di arti marziali resta affascinato dalle coreografie dei combattimenti, e questo mina in modo pesante quello che si aspetta di imparare iscrivendosi ad una palestra.
Oggi poi l' abuso degli effetti speciali ha cambiato il modo stesso di girare le scene, così quelli che si muovono sullo schermo spesso non sono nemmeno veri esperti, o la loro abilità viene ampiamente esagerata grazie a scene accellerate o cavi invisibili.

Ma parliamo di una cosa più semplice: vedo una coreografia in un bel film, mi informo e scopro che il tal attore pratica Wushu (faccio un esempio).
Siccome usa tecniche davvero fantastiche decido di iniziare a praticare il Wushu, voglio imparare anche io quello stile, quelle tecniche, quelle abilità!
Cerco in una delle innumerevoli palestre e infine trovo un maestro vero e riconosciuto che insegna proprio il Vero Wushu! Fantastico!
Il problema nasce dal fatto che per quanto io possa praticare, non mi insegneranno MAI quelle tecniche, quel modo di muoversi... diciamo quel modo di combattere.
Non vorrei sembrare stupido, l' osservazione è più sensata di quanto sembri: le arti marziali tradizionali proprio perchè profondamente incasellate in rigidi schemi e "programmi tecnici" non lasciano affatto la libertà di esprimere un combattimento così libero ed "improvvisato", anche se stiamo parlando di coreografie da film.
Vorremmo dire che imparando a memoria delle figure predefinite o degli esercizietti a coppie poi saremmo in grado di combattere in quel modo?
Francamente già da ragazzino mi chiedevo che diavolo facessero i vari Jackie Chan, Jet Li e compagnia bella anche solo per ideare le loro coreografie: di certo non praticavano nella maniera che qui viene spacciata come "tradizionale" nè passavano tutto il loro tempo a ripetere la forma dell' orangutan ubriaco (ps: entrambi questi attori tra l' altro facevano una preparazione fisica mostruosa, altro che 5 minuti di corsetta in tondo ed esercizi per accumulare l' energia dell' universo..).

Senza contare poi una realtà che a TUTTI i marzialisti convinti non riesce proprio ad andare giù: il combattimento tra essere umani funziona in tutt' altro modo.
Siamo tendenzialmente (e anatomicamente) predisposti per colpirci con le mani aperte con colpi circolari e soprattutto per lottare, aggrapparci, tirare e strappare: persino il fatto di avere mani perfettamente prensili suggerisce la lotta come nostra intima natura.
Il problema quindi non risiede nelle affascinanti movenze tecniche degli stili cinesi, che hanno una loro logica, quanto nel fatto che affrontare in quel modo una persona che combatte enfatizzando le nostre abilità innate è semplicemente uno scontro impari.
Quello che vediamo nelle appassionanti coreografie dei film di kung fu è un modo di combattere assolutamente falsato, non nel senso che è esagerato, ma che non è proprio possibile, non ha nessuna base logica nè si può mai essere verificato nella storia.
Inutile dire che sia solo scena, peccato che anche nelle decantate demo quello è il modo di pubblicizzare l' arte e di affascinare il pubblico (solitamente chi adora queste rappresentazioni si indigna nel vedere incontri di lotta o di pugilato), nonchè ciò che i maestri amano raccontare agli allievi per plagiarli.
Tutto il Wushu di questa terra finisce nel nulla nel momento in cui l' avversario ci si aggrappa addosso, tutti i colpi della scimmia Rhesus, del alca impenne e del pinguino di Magellano perdono di senso quando una "scimmia impazzita" si mette a tempestarci di manate rabbiose!
Se poi scendiamo nel dettaglio è evidente che quei colpetti che vediamo in quei lunghissimi combattimenti non hanno ragione d' essere se non per far scena ed allungare il brodo.

E così le favolose coreografie dei film, che tanti ingenui praticanti hanno attirato nelle palestre, finiscono per restare un sogno inespresso e irraggiungibile.
A volte sento gente che lamenta la presenza di regole degli sport da combattimento, sostenendo che nel kung fu si possa fare tutto senza limiti.
E' vero.
Nelle dimostrazioni si può proprio far funzionare tutto, esattamente come nei film...

martedì 20 settembre 2011

Cosa ci si aspetta di praticare?

Riflettevo su una cosa che in qualche modo rappresenta la "sfortuna" che ho avuto quando ho iniziato a praticare.
Dico sfortuna tra virgolette perchè trovo comunque ingiusto rinnegare i bei momenti e gli amici conosciuti per quella scelta, tuttavia qui stiamo parlando dell' aspetto tecnico ed onesto della faccenda.

Cosa mi ha spinto a scegliere un certo stile piuttosto che un altro?
A quei tempi ovviamente non c'era tutta la scelta, la conoscenza e la possibilità di informarsi di oggi.
Ieri però mi è venuta in mente una cosa in particolare e cioè il fatto che fondamentalmente quello che io cercavo dalle arti marziali, o meglio quello che volevo imparare, erano le chiavi articolari.

Ero un bambino e adoravo tutti i film di serie B sulle arti marziali che passavano nelle più improbabili reti locali, di quelli con i cinesi che volano o combattono per mezzora schivando colpi, facendo passi precisi (in cui non si capiva perchè fosse "male" quando l' avversario riusciva a bloccare la gamba del protagonista... senza fare altro) e terminando lo scontro con qualche tecnica segreta.
Tuttavia ero molto più affascinato da quelle rarissime coreografie (in genere non cinesi) in cui l' eroe di turno si destreggiava applicando le leve, in particolare armlock e leglock vari.
Diciamola tutta, per quanto possa sembrare ridicola la cosa era soprattutto nel Wrestling made in WWE o nel Catch giapponese che si vedevano tecniche di sottomissione del genere (memorabile la presa che "faceva addormentare" (!!!) di Jake The Snake Roberts o il Cobra Twist di Antonio Inoki).
Certo, come milioni di altri fan il mito restava sempre Bruce Lee, ma aldilà delle sue movenze fatte di pugni e calci rapidissimi molto cool, sentivo questo grande desiderio di imparare a sottomettere un avversario con le leve articolari.
Già allora però rimasi un pò deluso dal metodo didattico del Jujutsu, non tanto per le tecniche che trovavo bellissime ed efficaci quanto per l' estrema formalità con cui esse venivano studiate e l' impossibilità di provare liberamente.
Senza contare quel maledetto programma tecnico in cui non era consentito studiare cose più complesse prima di qualche anno passato a ripetere le stesse quattro tecniche, non importa quanto talento uno avesse.

Ho sempre patito una certa insofferenza verso queste restrizioni, ma se in fondo tutti avevano imparato così non c'era ragione per arrogarmi il diritto di voler fare diversamente.
Non importa che io riguardassi decine di volte le scene dei film registrati, per cercare di capire certi movimenti o tecniche che in nessuna palestra o stage vedevo insegnare (e non entriamo nel discorso che quelli erano solo film perchè le cose "tradizionali" sono spesso molto più assurde e scenografiche).
O che persino da bambino mi sembrasse scontata l' idea di dover provare delle applicazioni libere piuttosto che figurette predefinite ripetute alla noia, e che tutto il corollario di rispetto, tradizione e crescita morale non dovesse essere insegnato a mò di comandamenti.
Ormai mi stavano facendo il lavaggio del cervello portandomi a credere che quello fosse l' unico modo per imparare le micidiali arti marziali, e che anche quegli attori atleti che vedevo in tv avessero appreso alla stessa maniera.

Scelsi così uno stile che mi sembrava comprendere proprio tutto quello che cercavo, compreso il combattimento sportivo,le leve e le sottomissioni.
Qualcosa che mi sembrava appunto più vasto ed eclettico dei noiosi stili giapponesi con i quali avevo già avuto qualche esperienza.
Oggi si fa presto a dire che sia stata colpa mia, ma proprio per la mia esperienza non mi sento di biasimare nessuno che sia capitato nello sfacelo delle AMT e abbia subìto come me un tale e devastante lavaggio del cervello per poi ritrovarsi, dopo tanti anni, a scoprire che esistano metodi di apprendimento e di allenamento drammaticamente migliori ed effettivi per imparare ad applicare le arti marziali.
Non posso fare a meno di pensare a cosa avrei pensato, pur da ragazzino, se solo avessi conosciuto il Brazilian Jiu Jitsu e lo avessi potuto confrontare con quello che facevo.
Per non parlare delle MMA.

Ma ovviamente era ancora troppo presto e queste discipline, benchè esistessero già, non erano affatto conosciute qui da noi.
Il massimo che un appassionato potesse fare per informarsi era acquistare le riviste dedicate (di dubbio gusto) o contare sui film che purtroppo facevano altrettanta disinformazione.

Io invidio profondamente i ragazzi di oggi che anche grazie ad Internet hanno strumenti di informazione mille volte migliori per scegliere cosa praticare; E che sono già disillusi riguardo a tutte le stronzate che i maestroni orientali ci hanno fatto bere allegramente per accrescere la propria fama e il proprio conto in banca; Che vivono in un tempo in cui la "moda" sono le MMA e non lo stile cinese più antico degli altri, quello con le mosse davvero segrete o con gli angoli davvero giusti o con le forme davvero tradizionali.
Oggi voi potete cliccare su un video e rendervi conto di come avvengano davvero le aggressioni, invece di farvi raccontare da un cinese una storiella romanzata di come si sia difeso da tre aggressori armati nel peggior bar di Caracas grazie alla tecnica della poiana, allenata per anni con le figure armoniose.
Potete accedere in un attimo a centinaia di incontri di "stupidi sport da combattimento" con cui farvi un' idea molto precisa di cosa funzioni e cosa no, invece di sperare in qualche immagine di cinque secondi trasmessa su SuperZap all' una di notte (tra un video erotico e l' altro!).

E allora io dico, prima di entrare ed infognarvi in una palestra di AMT fermatevi e chiedetevi che cosa vi aspettiate esattamente di imparare: e se sono le arti marziali ad interessarvi continuate ad informarvi e a provare anche altre cose.

Potrebbe essere che vi piaccia proprio fare il Ninja, o vestire pigiami di seta, o simulare morti mortali in esibizioni gradite al pubblico.
Oppure potreste scoprire che il fascino delle arti orientali non abbia nulla a che vedere con l' apprendimento di un' arte di combattimento e i metodi didattici fermi agli anni 80 siano un triste retaggio del passato.
A voi la scelta.

mercoledì 14 settembre 2011

Aneddoti V - Fare le cose perchè... si fanno così e basta!

Arrivò questo ragazzino per la lezione di prova, abbastanza giovane da avere la testa piena di segatura ma abbastanza grande da avere già il testosterone a mille e volerlo annunciare a tutto il mondo.
Insomma, per un ragazzino esagitato capitare in una palestra dove si facciano AMT non è proprio il massimo, soprattutto quando non gli si possano dare ragioni intelligenti per fare le cose in un certo modo e non farne altre.

Fatto sta che questo tizio già durante il riscaldamento si mise a correre come un ossesso per portarsi in testa alla fila (a noi lobotomizzati rispettosi era proibito anche solo passare davanti al compagno, rigorosamente disposti in ordine di cintura) e durante gli esercizi di riscaldamento spingeva come un matto per far vedere a tutti che "ne faceva più degli altri".
Arrivati al momento di provare qualche tecnica (in quel caso delle controtecniche di difesa da strangolamento diretto) capitò a me dovergli spiegare cosa fare.
Si trattava di eseguire il solito schema: il compagno ti prende con due mani al collo simulando uno strozzamento e tu fai uno, due, tre, quattro, cinque, sei... dieci movimenti stilisticamente perfetti e armoniosi per liberarti e spezzargli qualche osso (ssse, vabbè...); Nel frattempo lui non ha fatto più nulla se non subire passivamente ma boh, se i maestri hanno perpetrato per secoli questo metodo allora deve essere funzionale!

Il giovincello sembrava far apposta a non capire cosa gli stessi spiegando, tanto che ad un certo punto, con aria supponente, mi chiese "Ma non bisogna mettersi così?!" assumendo una specie di guardia pugilistica con la faccia imbronciata al massimo (la cosa era anche piuttosto comica a dirla tutta).
Io ero ancora assuefatto alle AMT ma non tonto e capii benissimo il tono di quella domanda.
Quindi gli dissi che no, qui non si faceva così ma in altro modo perchè... bisognava imparare.
Dopo qualche altro episodio simile nel corso della lezione, il maestro decise di far fare a tutti una forma, di quelle in cui si fa un movimento solo al suo comando.
Mi disse in seguito che quello era "il modo migliore per liberarsi di questi esaltati, così si stufano e se ne vanno a fare Kick, che è il loro ambiente".

Inutile disquisire su quanto siano rompicoglioni i ragazzetti con l' argento vivo addosso, o di quanto sia maleducato in generale quel tipo di atteggiamento.
Con gli occhi di adesso però non riesco ad evitare di farmi delle domande, del tipo:
Perchè a me sembrava così normale studiare uno strangolamento partendo uno di fronte all' altro, senza che mai (MAI) nessuno abbia contestualizzato un attacco del genere, la qual cosa cambia radicalmente tutte le relative risposte?
Perchè ad un ragazzetto esagitato che pone una domanda del genere, per quanto arrogante, non gli si dimostra semplicemente che quello che andremo a studiare funziona e non è solo un pattern artistico?
Perchè il maestro deve selezionare la gente facendola annoiare invece che facendola appassionare?
Perchè già allora, sotto sotto, mi sentivo così stupido a dover mostrare a qualcuno un minimo "sgamato" delle tecniche di difesa che "vanno fatte in questo modo e basta"?

Chiunque abbia praticato AMT sa cosa succede quando gli amici cominciano a chiederti di mostrar loro qualcosa: finisce sempre con un "ma se io ti faccio così, tu che cosa fai?".
Perchè troppo spesso la stessa concezione delle arti marziali viene vissuta in questo modo, imparare delle risposte x agli attacchi y.
Non voglio banalizzare il concetto per far sembrare tutti dei babbei, nessuno ammetterà mai di ragionare in quel modo.
Ma è un dato di fatto che il metodo didattico delle AMT lavori proprio in quel senso: sarà il praticante a trovare le sue risposte se ne avrà la voglia, il tempo e l' intelligenza.
E' un pò come se alla scuola guida si accennasse solamente all' uso di alcuni pedali e del cambio, ma solo chi fosse sgamato (e provi di nascosto) capirebbe quali pedali premere, come cambiare le marce e così via.
Così un giorno potrà dire di conoscere i veri segreti di come si guidi l' automobile, sapendo che non abbiano niente a che vedere con quanto studiato a scuola guida, ma sai, fa tanto orientale e profondo arrivarci da soli!

Più penso a questo tipo di episodi e più la mia delusione e sconcerto aumentano: come ho potuto essere così superficiale?
Come ho fatto ad accettare questi metodi astrusi per anni, pur sentendo che avevano qualcosa di molto sbagliato?

E' questa l' assuefazione delle AMT, il circolo vizioso che si crea quando scegli di non farti domande e prendi per buono (in buona fede) tutto ciò che il Maestro ti racconta, così come lui ha fatto prima.
Quando la gente smette di usare la propria testa, mettendo in discussione ciò che sta imparando, non per arroganza ma per amor del vero: perchè ricordiamolo uno pratica arti marziali per mille motivi e tutti validi, ma è molto ingiusto non dare la possibilità di valutare a chi non ha l' esperienza per farlo.

Se oggi guardo certi praticanti di stili di cui ho anche discusso nei post, le loro scuole, i loro gruppi di allenamento o il loro modo di allenarsi, sento un misto tra compassione e comprensione.
In fondo tutti credono in quello che fanno, persino i wannabe-Ninja con quella guardia assurda, quegli attacchi ridicoli e quelle controtecniche da cartone animato.
Forse sono ingenuo ma non credo che i loro istruttori si rendano davvero conto di insegnare cazzate abominevoli, pensando davvero solo al tornaconto economico (francamente sono pochi quelli che campano insegnando).
Ci credono.
Perchè vogliono crederci.
Chi sceglie di praticare in questo tipo di scuole, questo tipo di cose, se non ha il reale interesse ad apprendere tecniche di combattimento si appassiona molto facilmente perchè vi trova tutto quello che può desiderare: un gruppo di persone con cui condividere qualcosa, una sana pratica ginnica, una passione culturale e un sistema che permetta di crescere nel tempo assumendo man mano sempre più valore in questo gruppo.
Il tutto senza dover affrontare cose spiacevoli come l' aggressività, il dolore fisico dei colpi e soprattutto quello psicologico dell' essere sopraffatti, picchiati o semplicemente sentirsi non all' altezza di certe cose.

Sono felice oggi di potermi allenare con questa consapevolezza: se voglio raggiungere i miei obiettivi dovrò sudare, faticare e fare sacrifici, proprio come nella vita.
Mi pare un insegnamento molto più onesto e veritiero di quello promosso dai metodi delle AMT, nonostante la loro presunzione di essere Arti della Vita...

giovedì 8 settembre 2011

La Simil-Kick®

Veniamo ad un punto cruciale della pratica delle AMT: il combattimento.
Nonostante si debba riconoscere che non tutti gli stili prendano in considerazione il combattimento ritualizzato uno contro uno (alla maniera sportiva per intenderci), non possiamo nascondere che alla fine si stia comunque parlando di uno scontro in cui io debba reagire all' attacco di una persona.
Ovvero scontro uno contro uno. Curioso eh?
E con questo sfatiamo subito il mito dello studio "uno contro molti" ostentato in alcuni stili, come se questo li elevasse a qualcosa di più mortale o abbia davvero senso.
Non esiste alcuna tecnica o strategia che permetta di affrontare due o più avversari nello stesso momento, se non siamo in grado di gestirne nemmeno uno solo.

Ecco che allora entriamo nel vivo del problema, perchè è proprio qui che si manifestano le maggiori inadeguatezze dei metodi e tecniche cosidetti tradizionali.

Posso studiare tecniche ben definite di difesa, ma poi il mio avversario deve essere libero di scegliere come attaccarmi.
Immaginiamo di imparare tre movimenti per ripararmi rispettivamente da un pugno diretto, da un gancio e da un montante al corpo.
Se mi alleno sempre in esercizi predefiniti in cui l' avversario ora tira solo il diretto, ora solo il gancio e così via, non sto affatto migliorando la mia abilità (oltre a rompermi le balle dopo cinque minuti).
Sto solo ripetendo meccanicamente movimenti schematici, stimolando parti del cervello che non hanno a che vedere con la percezione di cosa arriverà e relativa risposta; Infatti ben presto riuscirò ad eseguire la difesa senza concentrazione, fantasticando tranquillamente sugli hot pants dell' allieva lì in parte.

Ma la cosa più sconcertante è il fatto che in molte AMT si studino soprattutto contrattacchi che concludano lo scontro al primo attacco: del tipo "lui tira un pugno, io lo paro e con vari movimenti finisco per portarlo in leva, schiantarlo, ammazzarlo, controllarlo..."
L' obiettivo è ragionevole, peccato che io non abbia mai visto applicare nemmeno per sbaglio una sola di queste fantomatiche tecniche, che funzionano esclusivamente finchè i colpi sono al rallentatore, telefonati e dichiarati apertamente.
Non vorrei essere frainteso: in queste arti marziali si studiano risposte precise ad attacchi precisi, a volte persino a combinazioni, dando per scontato che siano risposte conclusive in un contesto di aggressione libera.
E quindi il "Vero Marzialista" non dovrebbe forse manifestare questo approccio quando combatte?
Il karateka che studia per secoli parata circolare + contrattacco mortale, non dovrebbe essere chiaramente riconoscibile?
O meglio ancora uno studioso di Jujutsu, visto che si focalizza proprio sui contrattacchi difensivi in cui a colpo corrisponde combinazione tecnica risolutiva?

Perchè diavolo studiare per anni ed anni una parata circolare che difenda da un diretto se poi non la si riesce mai ad applicare tale e quale?!?

Quando parli con questi marzialisti si affrettano ad affermare che "Quello è solo uno studio, nella realtà si fa in altro modo" (e già questo dovrebbe farli riflettere ma tant'è).
Ma la storia dello studio tecnico-teorico è davvero troppo svilente per l' intelligenza di un Homo Sapiens medio: si allenano per anni, per tutta la durata della pratica, quei movimenti in quel modo, perchè quelle sono le risposte di quell' arte marziale.
Altro che palle.

Eppure anche a non voler essere fiscali è più che evidente cosa avvenga quando due persone si affrontano liberamente: i colpi, le prese, gli sbilanciamenti, gli spostamenti, il modo di proteggersi, le reazioni... tutto è sempre riconoscibile, ed inutile dirlo assomiglia molto di più agli sport da combattimento che non a quelle favolose coreografie apprezzabili nei film (e nelle demo).
E così quando un marzialista (di quelli che detestano lo sport) si mette a fare un pò di sparring libero ecco che si ritrova a muoversi in un modo che non gli è abituale: magari parte con le migliori intenzioni ma non appena viene incalzato, non appena accusa la fatica o subisce un assalto si ritroverà a fare questo tipo di colpi se non a smanacciare come un contadino ubriaco.

Anche le AMT che contemplano il combattimento agonistico, lo interpretano nel modo che io chiamo la "Simil-kick®".
Studi per anni i pugni con le posizioni lunghe, i calci del drago rosso, la difesa del pangolino, la guardia della mangusta... poi vai in gara e ti ritrovi a fare i soliti jab, diretto, gancio, qualche middle e high kick con tanto di guardia simil pugilistica.
Perchè?
Forse perchè quello è il modo di combattere più adeguato alla nostra struttura?
Oppure solo perchè siamo ormai assuefatti dai media che ci presentano il combattimento sportivo a quel modo?
Può essere, sta di fatto che combattendo in quel modo si hanno risultati migliori, e non parlo di vittorie: parlo di non prendere le botte e riuscire a darle.

Prendiamo ad esempio il Sanda.
I combattimenti di Sanda dovrebbero essere un campo di confronto sportivo tra praticanti di vari stili di Kung Fu, quello tradizionale si intende.
Sono più che sicuro che il Sanda così come è nato in passato, con i famosi scontri nelle piazze sulle pedane circolari, fosse uno spettacolo molto diverso dallo sport che si pratica ora.
E ti credo, il confronto e l' esperienza hanno scremato tutto ciò che era folclore o inadeguato, basti pensare ai confronti fatti con i tailandesi in cui tutti persero malamente.
Così come basta visionare qualche video abbastanza vecchio dei confronti di SanShou tra i vari "esperti" di Kung Fu, in cui smanacciavano come checche isteriche assumendo ogni tanto una posa esotica.
E badare bene, più i video sono vecchi più sono rappresentativi degli stili così come venivano tramandati prima della globalizzazione.
E guarda caso oggi il Sanda è praticamente Kick Boxing con le proiezioni, allenato allo stesso modo con le stesse tecniche: altro che pugni del cerbiatto e tecnica del ramarro.

Nota: non è mio interesse difendere o esaltare la Muay Thai, ma si da il caso che questa arte marziale, per altro molto più antica di tante altre, si è evoluta in modo pragmatico e i tailandesi (che notoriamente non sono vichinghi o maori ma omini magri e sottili) hanno dimostrato di saperle dare pesantemente, il tutto evitando posizioni e strategie coreografici.

In seguito con la diffusione mediatica delle MMA si è reso visibile un tipo di combattimento ancora più permissivo, dimostrando anche ai più scettici che assumere certe posizioni, usare certi colpi e allenarsi in un certo modo porta a tutt' altro che essere picchiatori micidiali.
Non sto parlando di stile contro stile, solo di metodi funzionali e dimostrabili per combattere.
E volenti o nolenti si arriva sempre lì: botte che fanno male, forza bruta che vince su presunte energie interne, fiato, resistenza e capacità di incassare colpi.

Non è solo una questione di combattimento sportivo, regolamentato.
Molte volte sento tradizionalisti usare questo assunto a sostegno delle proprie tesi, peccato che persino scontrandosi tra di loro, sforzandosi di usare alla lettera il proprio stile, finiscono per fare la Simil-kick® non appena il ritmo si alza.
Ma il grosso problema nasce quando si confrontano con chi invece fa della funzionalità la base della propria pratica:
- Gente che prova continuamente calci spettacolari e finisce KO al primo lowkick;
- Gente che assume guardie stilistiche e poi viene colpita da ogni dove;
- Gente che prova ad applicare parate ampie finendo per ingarbugliarsi da sola o smanacciare;
- Gente che non sa più che pesci pigliare perchè non capisce come non sia crollato a terra l' avversario con quell' unico calcio andato a segno (in allenamento il compagno moriva sempre!);
- Gente totalmente impreparata a difendersi da colpi base che vanno tutti a segno;
- Cinture nere tronfie finalizzate in pochi secondi dall' ultimo arrivato del corso di BJJ;
- Sedicenti esperti di difesa personale che chiedono di interrompere lo sparring alla prima botta;

Le qualità tecniche, fisiche e mentali che rendono una persona capace di vincere uno scontro (sia pure uno scambio per strada, tanto caro alle "Vere AMT") sono sempre le stesse.
Ci sono solo modi più o meno validi per migliorarle ed applicarle, se è questo che si vuole apprendere.

E ci sono anche modi totalmente campati per aria.

martedì 6 settembre 2011

Questione di cambiamenti

Questa sera sono ispirato dall' ennesimo racconto di un ragazzo che si è rotto le balle di praticare un' arte del combattimento in cui... non si combatte mai.
Mi tocca ripetermi, le AMT sono una di quelle strane attività umane in cui per apprendere una cosa non la si fa.
Per imparare a nuotare mi tocca buttarmi in piscina, per imparare a guidare faccio scuola guida su di un' auto, per imparare l' inglese ascolto i film in lingua originale per farmi l' orecchio... nelle AMT invece per imparare a tirare pugni e calci mi metto per anni a mimarli nel vuoto curandomi di quanto siano perfetti esteticamente.

Si prospetta una grande soddisfazione per chi pratica AMT quando raggiunge il limite della sopportazione e inizia con uno sport da combattimento.
E' come rinascere e poter finalmente sfogarsi, liberi da tutte quelle costrizioni, quegli esercizi "tecnici" dei quali in fondo non si è mai capita l' utilità, quei formalismi che credavamo ci rendessero più nobili e invece ci rendevano solo più boriosi.

Quando si inizia a praticare un' AMT si è ancora pieni di entusiasmo e aspettative, e il brodo programmato che viene rifilato sapientemente sembra qualcosa di meraviglioso: chi non ha ancora abbastanza esperienza (e purtroppo parliamo di numerosi anni) si autoconvince che più avanti si arriverà a livelli di capacità superiori, che al momento sia ancora troppo presto per giudicare e chi si permetta di farlo sia un eretico ignorante, di un livello inferiore di intelligenza, gente incapace di fare sacrifici o di guardare in profondità le cose.

Poi succede che dopo anni passati a perfezionarsi in forme ed esercizi vari, si cominci ad avere la sana e sincera volontà di provare, di mettersi in gioco per verificare se a questa perfezione tecnica corrisponda uguale abilità combattiva.
Ma rigide etichette di comportamento e disciplina impongono di non potersi confrontare in quel modo così infantile quale uno scontro libero.
E, incredibile ma vero, quando si arriva ai gradi che contano è ancora più improbabile riuscire a mettersi alla prova, soprattutto con i praticanti meno esperti: perchè l' etichetta impone che una cintura nera non possa abbassarsi ad un confronto con un allievo, senza contare che spesso evitino di proposito il confronto per paura di scoprirsi incapaci.

Come dissi in uno dei primi post, la posizione sociale nel gruppo è qualcosa di appetitoso e a cui difficilmente si sceglie di rinunciare in nome della verità: molto meglio continuare a porsi come mortali guerrieri o insegnanti esperti.
Questa droga mentale ammalia sia chi, in fondo, non ha tutto questo interesse per le arti marziali (e quindi si gode la cosa senza scrupoli) sia chi ne è appassionato ma in cuor suo sa di non saper applicare sul serio le cose di cui si riempie la bocca: e non lo sa perchè non lo ha mai verificato, e più passa il tempo e più aumenterà la sua paura di farlo, finchè un giorno si ritroverà con un rango nel gruppo talmente elevato che se anche volesse mettersi in gioco non potrà farlo per non guastare il gioco di tutti gli altri.

Non ci si può rendere conto di una cosa finchè non la si prova, questa è una realtà appurata di qualunque cosa si parli.
Il combattimento è una pratica che fa paura, le botte vere fanno un fottuto male e allenarsi a prenderle e darle non ha niente di poetico, artistico, folcloristico: è sudore, fatica, dolore, sacrificio.
Ma diventa presto anche una grande soddisfazione, qualcosa che ci rende liberi e felici, se è questo che intendavamo imparare quel giorno che abbiamo pensato di cominciare.

Anche io ero "quel ragazzo", nonostante tutto devo molto alle esperienze che ho vissuto grazie alla mia pratica di AMT: grazie ad esse ho viaggiato all' estero, ho conosciuto alcuni dei miei migliori amici, ho incontrato la mia ragazza, ho fatto attività fisica, ho avuto la soddisfazione di sentirmi primo in qualche garetta....

ma

nel momento in cui ho ripensato a quel primo desiderio, imparare a combattere, ho potuto constatare che le AMT siano sature di idiozie e contraddizioni morali diametralmente opposte allo scopo.
Droga per polli.

giovedì 1 settembre 2011

Focus on: il Jeet Kune Do

Il Jeet Kune Do (da ora JKD), non si può definire arte marziale tradizionale in quanto creato da Bruce Lee negli anni '60, perciò nonostante le sue radici legate al Wing Chun è nato già libero di tutti gli orpelli classici.
Il JKD è a tutti gli effetti l' arte, o meglio lo stile, che Bruce Lee codificò per sè stesso.

Bruce Lee.

Il compianto attore è diventato un mito legato alle arti marziali, di quelli che diventano famosi anche al di fuori dell' ambiente.
Non starò qui a parlare della sua storia o del personaggio in sè (ma ecco un altro bel spunto di delusione marziale..), piuttosto parleremo del suo stile.
Bruce Lee ideò il JKD per dare un senso a tutto il suo percorso marziale, dal momento che quello che arrivò a praticare e concepire era ormai troppo diverso da ciò che aveva studiato ad Hong Kong.
Forse ai tempi aveva già fiutato ciò che sarebbe successo dopo, infatti dichiarò apertamente che il JKD "è solo un nome", non una nuova arte marziale, con nessun programma rigorosamente codificato, nessuna posizione fissa e disse che ognuno doveva cercare il proprio JKD nella pratica.
Queste sagge parole hanno però generato un disastro nel mondo marziale, dato che dopo la sua morte tutti i suoi fan praticanti di arti marziali si sentirono liberi di considerarsi atleti di JKD.
In fondo cosa c'è di più figo del praticare l' arte di Bruce Lee?
Uno stile moderno libero da tutte quelle formalità e convenzioni tipici, dove puoi praticamente fare quello che vuoi raccontando che siano gli insegnamenti di Bruce Lee?
Immagino che Bruce Lee diede una certa impronta e direzione di studio ai suoi allievi, ma in verità essi si sono poi sentiti liberi di inserirci di tutto, anche cose molto diverse tra di loro.

Parliamo della mia esperienza: venni a conoscenza del JKD da bambino, tramite l' acquisto del noto libro dell' attore.
Libro che ai tempi mi sembrò quasi una presa in giro perchè mi aspettavo, volevo trovarci spiegate delle tecniche coi disegnini invece che tutta quella filosofia e princìpi astratti.
E così come tutti gli altri mi convinsi che il JKD fosse rappresentato bene.... nei film di Bruce Lee!
Guardavo e riguardavo le sue coreografie decine di volte, giuro di conoscere a memoria alcuni combattimenti e persino la tonalità con cui emetteva i suoi caratteristici urletti nelle varie scene!

Ma non avevo mai pensato che potessero esistere corsi di JKD in Italia, anzi mi sembrava abbastanza evidente che il JKD fosse morto con lui, se doveva essere quella espressione di tecnica, velocità e abilità.
Poi una sera, ad una di quelle demo in cui si presentano varie scuole di arti marziali, scoprii con stupore che si stavano per esibire degli istruttori di JKD. Meraviglia!
Beh, rimasi molto sorpreso da ciò che vidi: ragazzi in maglietta che mulinavano bastoni, facevano mosse che non avevano proprio nulla a che vedere con quello che ricordavo di Bruce e... filmavano.
Sì, filmavano con attenzione tutte le altre esibizioni di arti marziali, non so dire se per analizzarle, per "carpire" e "codificare" nuove tecniche o che altro.
Più tardi venni anche a conoscenza del lavoro di Mike Faraone, quindi di Paul Vunak, Inosanto e così via, convincendomi sempre di più che il JKD era solo un nome sì, ma utilizzato per indicare uno stile marziale in cui ognuno fa praticamente quello che vuole.
Come se chi fosse scocciato di praticare le tediose AMT (che ai tempi ricordiamolo consideravo il non plus ultra), le teste calde, quelli in cerca di cose "facili" e poco avvezzi alle regole finisse per inventarsi istruttore di JKD in modo da certificare il proprio stile personale.

Oggi so che le cose non stanno proprio così, il JKD ha ua sua storia (molto travagliata..) e viene portato avanti in qualche modo.
Solo non riesco a capire di cosa si parli esattamente, perchè tra "JKD Concept", "Original", "Jun Fan Kung Fu", studi di lotta a terra (il Bjj ha scombussolato tutti), studi di difesa personale (il Krav Maga ha scombussolato tutti) e chi più ne ha più ne metta, immagino il povero tapino che entra in una palestra di JKD aspettandosi di apprendere lo Stile di Bruce Lee ritrovandosi però a fare tutto tranne quello che faceva Bruce Lee...

Sinceramente rispetto il JKD per il fatto di essere uno stile moderno, senza dubbio sfruttato in modo commerciale per via delle sue origini, ma che in fondo si slega dagli assolutismi e metodi del Wing Chun (anche se ritengo che per praticare qualcosa di affine a ciò che faceva Bruce Lee, sia necessario conoscere un pò di Wing Chun). Questo nella teoria.

Nella pratica sono scettico verso chi davvero pensi di emulare Bruce Lee (che ricordiamolo era un atleta assolutamente fanatico, mica un gigione da due sere dopo lavoro) e chi sfrutti il nome JKD per praticare un pò quel cavolo che gli pare.

Basta informarsi un poco per capire che anche in quell' ambiente i praticanti si scannino tra di loro accusandosi di non praticare quello vero, quello corretto, quello fatto... come si deve!
Praticanti che sono perlopiù fan di Bruce Lee prima che studiosi di arti marziali, e per questo vivono ancora nel mito del loro eroe idolatrandolo e cercando prima di tutto di emularlo.

Date un' occhiata agli innumerevoli video di JKD presenti in Internet: si vedono soprattutto ragazzetti che si muovono nervosamente imitando i gesti dell' attore, facendo ciascuno qualcosa di simile e diverso allo stesso tempo.
Spesso si vedono ragazzetti che insegnano ad altri (con le tipiche modalità in cui loro possano permettersi di accellerare e pestare mentre l' allievo no), magari dopo aver praticato per un paio d' anni un' altra arte marziale e pretendendo di esserne già esperti.
Senza contare che viste le libertà concesse in uno stile del genere, oggi molti praticano nella sostanza MMA ma ancora preferiscono definirsi atleti di JKD come per dare un (presunto) valore aggiunto alla loro pratica.

Per come la vedo io il JKD è solo un nome, un marchio, che ha avuto grande successo per pure questioni commerciali dovute alla notorietà del suo ideatore.
Bruce Lee non era solo un attore, su questo non ci piove; Non era nemmeno un pincopallino qualunque, sebbene sia stato enormemente sopravvalutato.
Ma se non avesse dato un nome al suo modo di praticare arti marziali, oggi non esisterebbe nessuno a seguirne ancora le orme.
O meglio, esisterebbero pochi seguaci come avviene per qualsiasi altra scuola di arti marziali di qualsiasi altra parte del mondo, secondo le esperienze e deduzioni di qualsiasi altro maestro che si sia "slegato" dagli stili "ufficiali".

A Bruce Lee va dato atto di aver analizzato le arti marziali in modo controcorrente in un luogo, tempo e contesto sociale non paragonabili a quelli attuali.
Ma per essere schietti, non ha scoperto proprio un bel niente nè il suo JKD è diverso da quello che fanno oggi migliaia di altri maestri che codifichino il proprio stile.

martedì 30 agosto 2011

Le "vere" arti marziali tradizionali a cui si può "credere"

Colgo l' occasione del simpatico commento del signor Anonimo al post precedente, per scrivere un nuovo post in tema, giusto per sottolineare un aspetto che più noto e più mi fa sorridere.
Sia chiaro Sig. Anonimo, non è una presa in giro di Lei in persona, però ci rifletta se ne ha voglia. Vale sempre la mia proposta di aiutarmi ad avere una nuova visione del tutto, anche se Le consiglio di dare una letta agli altri interventi del Blog prima di darmi dell' incompetente.

Ma veniamo al punto.
Quello che ormai da tempo continuo ad osservare con crescente perplessità (e divertimento) nelle discussioni tra i marzialisti, è l' uso delle parole e frasi:

- ...le vere arti marziali...
- ...la tecnica x se fatta come si deve...
- ...il maestro x è davvero un portento, credimi...
- ...mica come la fuffa che vedi in giro...
- ...funziona, te lo assicuro...

Io queste affermazioni, in tutte le salse e varianti, le sento molto spesso e guarda caso principalmente dai praticanti di AMT.
Non denigro a prescindere le cose e mi pare di averlo sottolineato nei vari post fin dai primissimi interventi: però trovo assurdo che in questo mondo in cui si tratti di questioni molto pratiche (il combattimento tra esseri umani, uno vince l' altro perde, una cosa funziona oppure no), si debba ricorrere tanto spesso a verità di fede e casistiche da prendere per buone come fossero assolute.

Parliamo un attimo di queste "vere" arti marziali, che curiosamente sono tutti convinti di praticare.
Usciamo per un attimo dalle nostre posizioni e discutiamone obiettivamente: che cosa dovrebbero essere le "vere" arti marziali?

Quelle fatte "come si deve"?
Fare una cosa "come si deve" vuol dire tutto e niente; Io direi di considerare semplicemente una questione di buonsenso.
E sappiamo bene che il buonsenso e l' autocritica obiettiva (nonchè l' umiltà, ammettiamolo) sono qualità molto rare e che non hanno nulla a che vedere con lo studio di un' arte marziale più "tradizionale" rispetto a qualsiasi altra cosa, dico qualsiasi altra cosa.
Una persona è umile, obiettiva e dotata di buonsenso per carattere ed attitudine: queste qualità non possono essere imposte come regole della pratica altrimenti, per fare un paragone, grazie alle religioni il mondo sarebbe un posto pacifico e altruista, no? :-)
Senza contare che chi è veramente appassionato di qualsiasi cosa, e dedica buona parte della propria vita a coltivarla, finisce inevitabilmente per sentirsi più competente in questa cosa, sente di averne capito di più e che questa intima sensazione non possa essere compresa dagli altri.
"Come si deve" non vuol dire niente.
A meno che non si spieghi cosa, come, quando e perchè per poter definire questa conoscenza di livello superiore, altrimenti restiamo nel campo delle verità di fede.

Oppure le "vere arti marziali" sono quelle praticate come in antichità, mica la fuffa che si vede in giro oggi?
Ok discutiamo obiettivamente anche di questo: e chi ha detto che quello che si faceva un tempo fosse migliore?
E chi ha detto che tu stia facendo le stesse cose?
Perchè ad esempio io sento un gran parlare di stili cinesi di famiglia e davvero non capisco come un pincopallino italiano possa credere di essere tanto speciale da praticare lo stile di famiglia... di un cinese.
Non sto dicendo che non ci siano pratiche buone, o che sia tutta una presa in giro... ma questa ossessione di sentirsi speciali e unici è qualcosa di fastidioso e a dirla tutta anche piuttosto stupido.
Io penso sempre a come siamo fortunati in Italia, dove in ogni città abita un qualche discendente di antiche arti tradizionali orientali che (toh!) per le ragioni più disparate è immigrato proprio nel paesino in cui vivi tu, ed è proprio il vero esponente unico al mondo!
E in tutti gli altri paesi occidentali, dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Germania all' Inghilterra... in tutti troverai sempre un qualche cinese che pratica (in gran segreto tra le mura domestiche o... con tanto di Federazione e marketing annessi) uno stile originale e autentico diretto discendente dalle scuole di mille anni fa.

Una persona dotata di buonsenso trova queste cose piuttosto... "curiose".
Diciamo così, va...
Se chiedo al più ignorante dei contadini delle valli Bergamasche di darmi un parere su questa situazione, con il suo buonsenso la troverà ugualmente... "curiosa".
Sono le persone colte e saccenti che invece ostentano queste affermazioni come per autenticare una loro posizione sociale e morale più elevata.
Non si vuole ammettere la possibilità di sbagliare, o di fare qualcosa di livello inferiore, di limitato o di anacronistico... no, il proprio stile è sempre quello fatto bene, autentico, originale, tramandato nel modo giusto.
Chi afferma queste cose si considera tra i pochi a praticare "le vere arti marziali".
O al massimo le praticano anche le persone che conosce e che stima.
In un circolo di amicizie che rende man mano capaci ed autentici...

Che ci siano corsi e stili gestiti da autentici incompetenti penso che non ci sia da discuterne.
Ci sono anche corsi e stili praticati da persone appassionate che danno molto sul piano umano e non, e meritano il massimo rispetto.
Ciò non toglie che praticare la posizione del Liocorno Celeste per anni affermando che questo servirà in combattimento, o allenare tecniche che funzionano solo se fatte al rallentatore e consapevolmente è un falso oggettivo.
Praticare arti marziali permeate di valori di rispetto, giustizia, con tanto di comandamenti, raccontando che si condanni la violenza e si cerchi la pace interiore... è un falso oggettivo frutto di ignoranza e superficialità.
Ostinarsi ad affermare che il proprio maestro sia una persona rispettabile e di altissimo livello morale, è del tutto fuori luogo e inutile ai fini dell' argomento, in quanto non si sta affatto sminuendo la bontà d' animo o la passione di una persona (sempre ammesso che sia vero).
Il problema è accusare gli altri praticanti della stessa cosa di non aver capito il vero senso dell' arte o praticare in modo sbagliato se sono persone poco rispettabili, o negative, o ridicole.
Loro penseranno lo stesso degli altri e così via.

E allora diciamo che le "vere arti marziali" sono quelle che... funzionano?
Ho già discusso in mille modi di questo argomento, che se uno studia per quarant' anni balletti e tecniche assurde e poi un giorno sconfigge pugili, delinquenti o demoni a suon di sganassoni, calci nelle palle o bastonate, beh, scusate se mi permetto di sollevare qualche dubbio sull' applicabilità della tal scuola.
Io non dico che un praticante di Tai Chi sia un inetto a prescindere; Però se è grosso come un camion e mi stende con una manata presumo che il Tai Chi abbia influito in modo poco significativo sull' esito della collutazione.
Se uno studia Wu Shu artistico e poi mi stende con un calcio (che non richiede chissà quale studio decennale ed è comune a tutte le arti marziali), mi sembra eccessivo parlare di efficacia del Wu Shu: provi piuttosto a fare le piroette o quelle posizioni "difensive" mentre attacco, non i colpi universalmente riconosciuti efficaci.
Sono alcune tecniche e ideologie strampalate a rendere false certe AMT: il credere di bloccare pugni al volo, di rompere ossa al tocco, di neutralizzare aggressioni violente in modo artistico e quasi poetico, di sconfiggere energumeni grazie all' uso di conoscenze superiori di medicina, meridiani e compagnia bella.
Le vere arti marziali funzionano, e siamo tutti d' accordo.
Ma non tutte le pratiche si possono definire arti marziali.

Quando una persona utilizza argomentazioni come "credimi", "te lo posso assicurare", "devi vederlo dal vivo", io non rimango molto impressionato, pur ribadendo che non si stia assolutamente parlando di perfetti incapaci contro perfetti campioni.

Se uno pratica con passione il Ninjutsu, non ho motivo di deriderlo o mancargli di rispetto.
Se però pratica le cose che ho visto fare nel Ninjutsu e mi assicura che funzionino in un combattimento libero, mi prendo tutta la libertà di metterlo in discussione: buon per lui se poi riesca ad applicarle sul serio!

Se uno afferma che la filosofia e la storia del Ninjutsu siano quelle che vedo divulgate da certe associazioni, mi permetto di dubitare della sua reale competenza e semplice buonsenso.
Eppure tutti si sentono in dovere di ritenersi dei fortunati conoscitori delle "vere arti marziali", e tutto perchè hanno trovato ciò che essi considerano esserlo.
Buon per voi! Che fortuna!
Resta il fatto che vere arti marziali non vuol dire un bel niente, e sarebbe ora di finirla con questa mania di sentirsi speciali.