martedì 17 ottobre 2017

Le ingenuità dell' ignoranza

Ieri mi è capitato di vedere un film di Jackie Chan, ho riso molto, però mi sono anche tornate in mente alcune delle assurdità in cui credevo, dovute all' ingenuità dell' inesperienza in questo mondo.
La maggior parte di esse erano vere banalità sulle quali sarebbe forse eccessivo accanirsi, del resto ero ancora un bambino; Purtroppo mentre ci pensavo ho realizzato che molta gente continua a crederci anche una volta cresciuta.

Vale il solito spirito, quindi ricordate che non accetto più commenti in cui si legga la parola "Bruce Lee". Li cancello senza leggerli.

Le cose che credevo sulle arti marziali prima di capire cosa siano le arti marziali

(e per la verità finchè non sono passato alle arti funzionali...)

1) Credevo che Bruce Lee fosse il più forte combattente di tutti i tempi, che il suo stile fosse il migliore in assoluto e che le coreografie dei suoi film fossero veri combattimenti.
Talmente forte che ha sempre vinto in tutti i suoi film.

2) Credevo che grazie alle arti marziali (orientali) un cinesino di 40 kg potesse abbattere chiunque grazie alla sua conoscenza dell' antica forma dello Scimpanzè Ubriaco.
In generale credevo che più fossero arzigogolate le tecniche e artificiose le posizioni, più efficaci sarebbero stati i colpi, soprattutto se nascondevano l' attacco a "punti di pressione" non conosciuti dai comuni mortali.
Tutti i mortali stanno ancora cercando questi punti di pressione e provando a colpirli dalla posizione del Papero Veloce.
Gli Immortali invece sono stati sconfitti alle Termopili, quindi non cercano più un cavolo.

3) Credevo che le arti marziali servissero a colmare il gap tra l' omino pistolino e il palestrato burino che per definizione è il nemico numero uno dei marzialisti in quanto prende in giro le cinesate, beve, rutta, scorreggia ed è pieno di sè.
Sì, un pò mi chiedevo come mai Ryu, massima espressione del vero marzialista orientale fedele solo alla pratica, fosse più grosso di Ken Shiro.

4) Ah giusto, credevo anche che gli stili dichiarati nelle descrizioni dei personaggi dei videogiochi fossero rappresentativi.
Ad esempio il gigione di Tekken faceva o' gitcundò perchè imitava Bruce Lee e aveva la tutina gialla.
Anche Uma Thurman fa gittecunnedò ogni volta che qualcuno guarda Kill Bill.
Mi ricordo di come non capissi che diavolo fosse il Sambo, probabilmente qualcosa di brasiliano, perchè c' era questa Blue Mary vestita da Yankee che metteva continuamente la testa degli uomini tra le gambe.

5) Sempre per proseguire sulla linea, mi ricordo di come mi divertissi a spulciare le Pagine Gialle per scoprire i nomi delle discipline insegnate in città, e più era figo il nome più doveva essere accattivante la pratica.
Non nascondo di aver scelto la mia pratica anche su questa base.

6) Ricordo di come lessi per la prima volta il nome "Jackie Chan" in riferimento ad un videogioco per NES, e pensai che per via del nome anglofono fosse un pirla americano inventato per infangare il sacro nome di Briuuuus Liiiii.
Quando lessi per la prima volta il nome "Ip Man", sempre per via dell' assonanza anglofona, pensai fosse un soprannome tipo "l' Uomo Ip". Suonava come una barzelletta e non volevo crederci.
Detto tra noi l' Uomo Ip è il professionista di network più in gamba che ci sia.

7) Le arti marziali si distinguevano in due macrocategorie: quelle "di attacco" e quelle "di difesa".
Quelle di attacco erano gli stili in cui si usavano calci e pugni... se invece si facevano sgambetti (ahahahah!) o strane prese per bloccare l' avversario, erano di difesa...
Fare a calci e pugni era più figo, ma se studiavi solo come difenderti eri più nobile e puro d' animo.
Beata innocenza...

8) Una donna che praticasse arti marziali aveva le stesse possibilità di difendersi in quanto "sfruttava i punti deboli del corpo umano".
Scoprirò solo più tardi che una donna può farti soffrire molto ma "sfruttando i punti deboli della mentalità maschile".
Ovviamente per donna si intedeva una bellissima ragazza giovincella e procace, come ogni film e videogioco ci ha insegnato, mica uomini mancati o tizie ossessionate dall' allenamento, aggressive, piuttosto grezze.. Ops! ho già detto uomini mancati.

9) Credevo che fosse possibile prendere a tibiate una colonna (!!!) e non spaccarsi la gamba. No, veniva giù l' intonaco!
Ragazzi, se penso oggi a quella scena scoppio a ridere improvvisamente.

10) Credevo che il Kung Fu (che era un' arte marziale specifica chiamata "Kung Fu") fosse il non plus ultra del combattimento perchè a differenza delle patetiche pratiche giapponesi o peggio ancora della ridicola lotta europea (oh oh oh!), era così fluido!
E poi c' era Bruce Lee che lo aveva dimostrato picchiando gli italiani armati nel vicolo o i giapponesi nel loro stesso Dojo!
C' era sempre una giustificazione, a parole, per spiegare come un praticante di Kung Fu potesse avere la meglio su tutti gli altri.
Se poi perdeva... ovvio, non si era allenato abbastanza o non aveva capito la tecnica!

11) Nessun pugile poteva mai vincere un marzialista. I pugili sapevano solo tirare pugni sul ring, mentre nelle arti marziali asiatiche "potevi fare tutto", e con l' uso dei calci avresti massacrato ogni pugile senza nemmeno farti un graffio.
E' per questo che non esistevano sfide tra pugili e marzialisti, sapevano già di perdere in partenza.

12) Il mondo del combattimento si divideva in "buoni" e "cattivi": i buoni erano ovviamente i marzialisti in divisa che si allenavano con i metodi antichi (e quindi molto più efficaci perchè elaborati dai santi maestri delle pianure del Sichuan) e perseguivano la bontà tra i popoli e facevano attraversare la strada alle vecchiette; I cattivi erano tutti quegli schifosi palestrati che andavano a fare pesi, dicevano le parolacce e si allenavano in stupidate sportive quali Boxe e Kick Boxing.
Ricordiamoci che nei primi '90 per l' uomo della strada la "kick boxing" era la naturale alternativa per fare arti marziali senza vestirsi da cosplay, fare balletti e porgere il deretano ad un maestrone cinese o, peggio ancora, un occidentale invasato per la cultura orientale.

13) Credevo che la calma e l' autocontrollo fossero quei valori aggiunti che permettevano al saggio marzialista (quello vero, quello che ha capito!) di surclassare il TruzzoMinchiaPorcoddue® incazzato e feroce, e sconfiggerlo nonostante la sua furia.
Ancora ringrazio il cielo di non aver mai dovuto affrontare qualcuno infuriato pensando di domarlo con le mie tecniche armoniose e il mio spirito peace and love.

Quando mi verranno in mente altre credenze dei tempi andati aggiornerò il post.

sabato 7 ottobre 2017

Papà, mi mandi a fare o' Carate?

So che sia un pò come sparare sulla croce rossa, ma dopo la notizia che ho sentito ieri ho sentito il bisogno di rimarcare questo ulteriore aspetto disgustoso delle arti marziali, in particolare quelle definibili "tradizionali" (qui abbreviate in AMT).
L' episodio riguarda quel maestro di Karate schifoso pezzo di merda che per anni ha abusato sessualmente delle sue allieve bambine, leggo addirittura che abbia invitato altri uomini a queste "sessioni di allenamento", e che persino la moglie ne fosse a conoscenza.

Faccio un paio di precisazioni veloci:
Primo, io non amo abboccare a qualsiasi notizia diffusa tramite la Fonte della Conoscenza che è Internet, perciò non entro nei dettagli di quanto successo perchè non ho informazioni certe (ad esempio questa cosa della moglie che sapesse tutto è facilmente interpretabile in vari modi, soprattutto quando i merdosi giornalisti usino intenzionalmente termini sensazionalistici o montino le notizie per fare più scalpore).

Secondo, scusate ma questa cosa mi sta proprio qui, il modo in cui da sempre sento pronunciare la parola giapponese "Karate" è qualcosa che mi irrita molto, perchè nel suo piccolo è l' ennesimo sintomo dell' ignoranza diffusa nell' ambiente delle arti marziali, dove un sacco di "esperti" non sanno nemmeno pronunciare il nome di ciò che praticano e pretendono di insegnare.
Capisco che la pronuncia giapponese suoni in un certo senso "interpretabile" in italiano, ma diavolo cane, pronunciarlo "carate" tipo "patate" proprio no...
Stessa cosa che succede con la parola ebraica Krav Maga.
Chiusa parentesi.

 Tornando a noi, ho avuto il dispiacere di vedere una pagina di fotografie del tizio in questione e ho avuto un rigurgito di quanto mangiato a Capodanno.
Classico esempio stereotipato di bulletto tatuato con autostima esasperata ed espressa in selfies con sguardi ammiccanti, fotografie mentre si allena e (qui ho riso tanto) clip delle sue "prodigiose capacità marziali" in cui calcia in modo tecnicamente ridicolo un palloncino.
Durante un servizio in tv c' era un signore del posto che ha detto una cosa fondamentale e che mi ha spinto a scrivere questo post: "non gli avrei mai affidato mia figlia/o".
Parole SANTE.

E badate, non stiamo parlando di un esperto che lo abbia valutato in base alle sue competenze marziali, parliamo di un semplice padre che con buonsenso abbia fatto una considerazione guardando il personaggio.
E infatti, checchè se ne dica, l' abito fa il monaco eccome perchè basta un briciolo di buonsenso per capire che un tizio conciato in quel modo e con atteggiamenti del genere non sia di certo una buona guida per dei bambini.
Figuriamoci per delle bambine.

Ma perchè delle bambine hanno accettato simili abusi senza reagire?
Senza entrare in argomentazioni che non conosco, mi limito a sottolineare l' aspetto che comprendo e di cui ho sempre discusso nel mio blog: sudditanza psicologica.
Quella sudditanza tanto forte proprio in questo tipo di ambienti, in cui si imponga la figura del Maestro a prescindere dal suo reale valore come persona, figuriamoci se poi gli allievi non abbiano proprio le basi per valutare.
Non voglio discutere del perchè i loro genitori non abbiano ragionato come il padre dell' intervista, perchè lo sport italiano per eccellenza è il cercare un colpevole per lavarsi la coscienza; Dico solo che affidare un bambino ad un educatore di qualsiasi genere sia una cosa molto più sottile del semplice mandarlo a fare quello che vuole, nel posto più vicino possibile.

Questa disgustosa notizia è per me un' altra dimostrazione di come le arti marziali, con larghissima maggioranza quelle Sacre e Ricche di Moralità, siano intrise di ipocrisia e falsità peggio di molti altri sport dove perlomeno nessuno pretenda di seguire una qualche Via spirituale o morale per principio.
Tutti quanti amino definirsi maestri di arti marziali decantando la loro moralità derivata dalla pratica sono dei buffoni, dei luridi ipocriti ai quali non si debba affidare nemmeno il pesce rosso.
I meccanismi psicologici che stanno dietro a queste cose sono per me tanto chiari che mi stupisco di come ancora oggi così tanta gente non se ne renda altrettanto conto.

E nel mio piccolo continuerò a diffondere il mio punto di vista, con buona pace di tutti i piccoli fan di Briuuuuss Liiiiii.